[Home Page]
Ultimo aggiornamento:   12/10/2015  l  15.31  
                               
Servizi
Meteo
Aria
Viabilità
Farmacie
Trasporti
Libri
Video TV
Cinema
Rubriche
ReadySteady
Koinè
Speciali
Volontariato
CercoOffro Lavoro
Promessi Chef
Tendenze
Motori
Jazz Fest
Piazza 25 aprile
Festival Blues
Fuori Porta
Maturità
Tribuna politica
Opinioni



Diario dal Burundi, pensieri dal campo di lavoro
 

Ecco le poesie, immagini e racconti dal Burundi, scritti dai ragazzi partecipanti al progetto Kamlalaf, che hanno concluso il campo di lavoro in cui sono stati impegnati insieme ai coetanei africani, ma resteranno presso il Centre Jeunes Kamenge di Bujumbura fino al 10 agosto
 

Pensieri in contro-canto
Ballo da sola
sulle scale
e vengo scoperta
dal gran boss.
Rido e canto
con lui,
che porta il suo corpo
sonnolento in camera;
Al buio,
come questa donna
che, nell’oscurità,
disarma la noia
e balla da sè....

Sono seduta,  mosca che non capisce il teatrante, vedo ridere il pubblico e sorrido a catena pure io... Ahaa ....ahh ... ohh...
Ma dove sono finite le mie parole?? Sono ancorate sulla carta stampata straniera, che trasmette le mie sensazioni più profonde e fiere... Sono... tante cose... e mi sento felice...

Non me lo spiego
ma ogni giorno
li amo di più
questi fagioli
al gusto di olio di palma.
Sono il cibo
degli dei...
e questo
è il mio tempo nell’olimpo.
Eliana

 

Ultimo giorno

Siamo arrivati all’ultimo giorno del Campo di Lavoro, l’atmosfera è diversa fin dal mattino mentre ci si ritrova per l’ultimo alza-bandiera insieme: un senso di aspettativa, di calore particolare, di appartenenza, di gioia ma già di rimpianto cresce nell’attesa per trovare il suo culmine e il suo sfogo nel canto comune: Va plus loin, che inizia quasi in sordina per crescere pian piano di volume con la voce spiegata, con il corpo che segue il ritmo e la mano che sventola il foglio dei canti. L’emozione è tanta, oggi sarà veramente una giornata speciale... una giornata indimenticabile.
Daniela


Qualcosa che non mi aspettavo.
È finito il campo ed ero spaventata, pensavo di non essere riuscita a lasciare un segno e invece non è cosí.
Ultimo giorno di lavoro sono addetta alla cucina.
Prima come sempre colazione insieme (con il pane recuperato affannosamente perché chi porta il pane non ricordava che lavoravamo anche di sabato – ricorda Claudio) questa volta l’ultima, molti più uniti, molto più amici perché è l’ultimo giorno e perché i legami si sono stretti.
Un grande canto tutti insieme come a scaldare l’aria e il movimento dei fogli di CHANTS, che ricorda la festa, lo stare insieme.
Finita la colazione si parte per il campo, alcuni ragazzi corrono a prendere le carriole, le ragazze raccolgono le stoviglie e mi accompagnano fino alla cucina, per poi aspettare i ragazzi e partire tutti insieme.
Oggi è diverso io resto alla base, resto in cucina; due delle ragazze che mi hanno accompagnato mi salutano più amorevolmente e una di loro salutandomi si mette a piangere; un’emozione davvero unica mi scoppia dentro e cosi’ ci lasciamo per darci appuntamento al pranzo.
Per la prima volta mi trovo in cucina, nel centro nevralgico delle donne, ma non solo.
Cosa devo fare?
Come mi devo comportare?
Non capisco bene, vedo due ragazze che riuniscono le stoviglie della colazione e iniziano a riempire grandi bacinelle di acqua, cosi’ mi aggrego a loro e insieme laviamo tutti i piatti, bicchieri e varie della colazione; loro insaponano e io risciacquo.
Una volta finito impiliamo tutto dalla parte opposta del cortile per far asciugare.
Poi si passa agli alimenti: verdure da pulire (già fatte quando arrivo io), riso e fagioli da passare per togliere quello che non è commestibile.
Mi fanno sedere per terra sopra una cannetta logora e mi appoggiano a fianco una cesta larga e piatta contenete il riso; io non so come comportarmi perché a casa mia il riso non va pulito, una ragazza mi guarda e capisce il disagio cosí mi insegna.
Passo la mano nel riso e cerco i chicchi “malati” per toglierli, ogni tanto una di loro prende questo recipiente e lo fa saltare soffiando in contemporanea sul riso per togliere più velocemente le impurità.
Ben poco tempo resto sul riso e poi si passa ai fagioli. Piccoli fagioli di svariati colori (gialli, grigi, viola, bianchi), che vanno scelti e separati dalle impurità. Anche questa operazione di pulizia occupa poco tempo, in breve si passa a spostare i piatti verso la cucina per essere riempiti e si preparano pile di 20 bicchieri con altrettanti cucchiai per ogni gruppo.
Ora è proprio tutto fatto non resta che aspettare i lavoratori dai campi.
Salgo per fare una doccia e in breve tempo si sentono i rumori delle carriole sulle pietre che tappezzano la strada del centro.
Adesso devo solo aspettare il mio gruppo per il pranzo.
Appena li vedo esco e mi unisco a loro.
Ci si ritrova fuori davanti ai piatti colmi di riso, fagioli e qualche verdura in più.
Tutti mi stringono la mano, mi tengono vicino a loro e in poco tempo arriva il nostro turno grazie all’animatore attento e ben organizzato.
Oggi a pranzo c’è qualcosa in più, una bibita gassata, una fanta da bere insieme.
Si aspetta l’ora della festa di fine campo, sono quasi le tre e un po’ insieme ci dirigiamo verso la sala polivalente che è già piena dei gruppi.
Fatico a distinguerli e proprio mentre faccio un passo indietro per allontanarmi e magari aspettare un poco fuori, uno del mio gruppo mi prende per mano e con sicurezza mi guida fino alla nostra postazione nella sala.
Subito mi siedo in mezzo a loro e inizia la festa.
La festa inizia cantando a piena voce, prosegue con le scenette preparate da alcuni gruppi (comiche, canti soprattutto rap, pensieri sul rispetto e il centro), si prosegue con la premiazione di alcuni gruppi (miglior poema, miglior disegno, maggior produzione), altri canti e infine la consegna a ogni elemento del gruppo di un sacchetto contenente materiale di cancelleria, in più un piccolo libretto formativo e dulcis in fundo, da spartire, una confezione di gomme davvero apprezzate da tutti.
Siamo tutti insieme sul campo da pallavolo e io sono circondata da tutti loro che vogliono tenermi nel mezzo anche un po’ per protezione come si faceva al campo.
Facciamo la fatidica foto di gruppo, meglio due per essere sicuri e poi fotografie a valanga a tutti singolarmente e insieme per ricordare il momento, se stessi e il gruppo.
Tutto finisce in fretta e in poco tempo ci si deve lasciare per tornare alla MAISON.
Prima di lasciarci l’animatore spiega che io resterò fino al dieci di agosto al centro e ultimo, ma non meno importante ricorda che manderò le foto scattate.
Poi gli ultimi saluti, ancora qualche stretta di mano e ancora qualche lacrima scende dai visi.
Alla fine di tutto il ritorno alla maison cercando di fare mente locale sul significato che ha avuto questo campo e su quanto ha influito la parola RISPETTO – IHTIRAM (in arabo per il nostro gruppo) sul rapporto e sull’accaduto tra diverse menti, diverse culture, diverse idee e diversi colori della pelle.
Quindi tutto è possibile?
Tutto forse no, ma qui al centro il nero e il bianco mescolati insieme danno davvero un bel colore.   
 
 

 
Voci correlate:
  • Burundi
  • Kamlalaf
  •    facebook  twitter  invia

     stampa

    Commenti:



    INSERISCI COMMENTO:

    *nome:
    *e-mail:

    titolo:

    descrizione (max.255 caratteri):

      Accetto le clausole realtive al trattamento dei dati personali.





    PiacenzaSera è una testata giornalistica registrata presso il tribunale di Piacenza (N° 644 con decreto di iscrizione del 27/07/2007)
    Edita da Codex10 - Società Cooperativa - P.IVA 01443570336 - Soluzioni internet realizzate da GeDInfo - Società Cooperativa.
    Per informazioni su come inserire la tua pubblicità su www.piacenzasera.it invia un'email a commerciale@piacenzasera.it