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Dovani (Alleanza Sociale): "Caso Gallini, il bluff dell'Idv"

Comunicato stampa di Elena Dovani (Alleanza Sociale)

Il bluff dell'Italia dei Valori
 
Era nostra intenzione non intervenire in questa vicenda kafkiana, ma il persistere degli attacchi dell'Italia dei Valori ad un nostro alleato, che personalmente è anche un amico, cui riconosciamo la nostra piena solidarietà, non ci permette di stare zitti.
Pensavamo che, in uno stato di diritto, vi fosse anche quello della persona di sbagliare e, poi, ravvedersi.
Pensavamo che così fosse e valesse per tutti, ma così non è.
L'Italia dei Valori, oramai da alcune settimane, continua a gettare fango su Gallini, ben sapendo che le cose non stanno come le racconta e che non vi è una sola ragione di diritto perché non possa fare l'assessore.
Vediamo perché.
Innanzitutto la vicenda della riunione in seduta segreta da parte del Consiglio Provinciale. Non è stata una scelta politica, ma tecnica ed obbligata. Richiesta della legittimità della procedura seguita, la Vice Segretaria della Provincia ha detto a chiare lettere che l’interrogazione, a termini di regolamento, andava discussa in seduta segreta. Il che significa che, se si fosse seguita la strada indicata dall’Italia dei Valori si sarebbe commessa, con buona pace dei richiami alle leggi e alla legalità che detto partito ogni giorno propina, un’illegalità.
Poi c’è la vicenda del certificato del casellario giudiziario e dei carichi pendenti. Bene: Gallini lo ha esibito, dopo averlo richiesto secondo legge, e dagli stessi risulta: NULLA.
Allora ecco che l’Italia dei Valori sparge in giro una polpetta avvelenata a mezza strada tra la calunnia e la diffamazione: Gallini ha esibito un certificato parziale. Balla, balla colossale: Gallini ha esibito ciò che i competenti uffici del Tribunale hanno allo stesso rilasciato e null’altro poteva esibire se non quel documento.
Non basta. Visto che la calunnia è un venticello che più si alza e più fa danni, ecco che l’Italia dei Valori s’inventa che se i certificati li avesse acquisiti Trespidi, altro sarebbe risultato.
Balla, gigantesca balla: ammesso che Trespidi avesse titolo per richiedere quei certificati, non essendovi una norma di legge che l’autorizza, con riferimento al caso di specie, a farlo, avrebbe avuto la stessa documentazione esibita dal Gallini, con scritto: NULLA.
Ma poiché qualcuno dell’Italia dei Valori pensa che la calunnia continuata e reiterata serva, cosa c’è di meglio che dire e fare credere che Gallini abbia commesso un reato contro la pubblica amministrazione? La circostanza è falsa e assodata, ma tant’è. I rappresentanti dell’Italia dei Valori lo sanno benissimo, ma intanto la buttano lì…poi qualcosa resterà!!!
E ancora meno rileva il fatto che Gallini nel 1992 fosse o meno consigliere provinciale, poiché la vicenda di cui si parla nulla a che fare con il mandato elettivo che lo stesso ricopriva.
Infine, visto che si continua ad evocare la vicenda di Gallini perché non dire che la violazione della norma accertata nulla ha a che spartire con il voto di scambio di cui all’articolo 416 bis del codice penale?
E perché non dire, infine, che la violazione della norma tanto sbandierata dall’Italia dei Valori è talmente poca cosa da essere soggetta al regime speciale della prescrizione “breve”?
La risposta è lapalissiana: l’Italia dei Valori  le spara grosse solo per fare del fumo, atteso che non c’è l’arrosto. Almeno per il momento: perché a furia di calunniare e diffamare, qualcuno di quel partito è destinato, prima o poi, a finire “arrostito”. 
Elena Dovani
direttivo provinciale Alleanza Sociale-Movimento per l'Italia

 
Voci correlate:
  • Alleanza Sociale
  • Elena Dovani
  • Pierpaolo Gallini
  • Commenti:



    Mha...allora mente il Ministro Castelli? E' tutto in rete, cara, le chiacchiere stanno a zero.
    massimo
    04/08/2009  23.53


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