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Cugini (Io scelgo Boiardi): "Il caso Gallini e la diligenza del buon padre di famiglia"

Comunicato stampa dell'associazione Io Scelgo Boiardi

IL CASO GALLINI E LA “DILIGENZA DEL BUON PADRE di FAMIGLIA”
Leggendo gli articoli sulla stampa locale e su internet è impossibile non attribuire al “caso Gallini” la palma di evento del mese.
Da cittadino, uomo della strada, elettore, non nego un senso di profonda delusione, ai limiti del disgusto per il modo in cui la questione è affrontata, ancora una volta ricorrendo all’acredine politica, con un “p” che più minuscola non si può e, come spesso succede, mettendo in secondo piano l’opinione della gente.
In un mondo perfetto, dove l’innocenza è presunta fino a prova contraria, nessuno proverebbe scandalo per la richiesta di chiarimenti che una componente della minoranza, in rappresentanza dei cittadini tutti, avanza in merito alla storia giudiziaria di una persona chiamata a ricoprire un ruolo importante come quello di assessore provinciale (come non si trova strana la richiesta di presentazione del certificato penale per accedere ad un concorso).
In un mondo perfetto, guidato dal rigore morale e dal vero senso del dovere nei confronti della gente, la cortesia di una risposta precisa, trasparente e chiarificatrice sarebbe atto dovuto, fuori discussione e naturalmente pubblico.
In una dimensione in cui la buona fede è data come valore acquisito, chi ha sbagliato, paga, chiedendo scusa e nel caso dimettendosi (anche se, sempre nel mondo di Utopia, chi sa di non essere moralmente in regola, non accetta a priori l’incarico).
Se non aver  chiesto il certificato generale, completo ed integrale, del casellario giudiziario è stata una leggerezza del Presidente della Provincia, sarebbe apprezzata ai cittadini, datori di lavoro degli amministratori in carica, l’onestà intellettuale di chi ammette la svista e si premura di porre immediato rimedio al disguido ricorrendo all’art. 28L del DPR 312/2002.
Rispetto per gli elettori significa evitare la propaganda indiscriminata ed astenersi da alzare i toni con il ricorso alla dietrologia più bieca (“E' evidente – proseguono - che l'Italia dei Valori, in procinto di essere scaricata dalla Giunta Comunale di Piacenza per i risultati del tutto negativi che hanno caratterizzato l'operato dell'Assessore Freda, gioca a buttare in alto fango, sperando che qualcuno si sporchi" …”Montino quindi la panna gli sconfitti nelle recenti elezioni provinciali - concludono: quando avranno finito di farlo la stessa risata con cui sono stati elettoralmente seppelliti, li seppellirà anche questa volta"– PiacenzaSera del 29 lug. 09).
In questo preciso frangente, è fuori luogo e deviante giudicare l’operato dell’assessore comunale Sabrina Freda, altre occasioni saranno certamente pertinenti.
In una democrazia dell’alternanza, in cui tutti fanno parte della stessa comunità, indipendentemente dal credo politico, è offensivo parlare di “risate che seppelliscono” ed è triste, oltreché preoccupante, che chi è chiamato a rappresentarci non colga queste sfumature e non si preoccupi della forma.
I politici devono sempre ricordarsi che la gente non è importante solo nel periodo elettorale.
Per il bene di una città, di una Provincia, di uno Stato serve molto di più e di diverso da un palio dove le contrade si sfidano senza esclusione di colpi.
Ecco dunque il richiamo al concetto di “diligenza del buon padre di famiglia” che, in un certo senso, trascende lo stesso concetto di legge.
Questa reminiscenza del codice civile sembra sfuggire agli amministratori pubblici, tenuti (cito il Procuratore Generale della Corte dei Conti nella relazione di apertura della anno giudiziario 2000) a rendersi consapevoli che le funzioni ricoperte debbono essere svolte con la diligenza del buon padre di famiglia e cioè con quel complesso di cure e di cautele che l’amministratore pubblico deve impiegare per osservare i propri compiti, i quali sono finalizzati alla soddisfazione delle esigenze della collettività a cui, in sostanza, sono sottratte le risorse finanziarie necessarie per l’amministrazione".
    Sarebbe il caso di ricorrere al concetto di morale, di dare nuovo slancio alla politica cercando di ridurre la distanza che ad oggi la separa dal mondo reale.
Sarebbe opportuno non nascondersi tra le pieghe della legge, o meglio, tra quei cavilli burocratici incomprensibili alla logica dei più, che dimostrano però straordinaria efficacia quando si tratta di levare d’impiccio il politico di turno.
Derubricare un reato, non menzionarlo, estinguerlo con l’indulto, non cancella il giudizio negativo che l’etica da cui ogni uomo e donna dovrebbero farsi guidare riserva allo stesso e giustificarsi appellandosi ad espedienti da azzeccagarbugli non è un comportamento di alto profilo quale si dovrebbe pretendere da un rappresentante del popolo.
Non dobbiamo confondere la legge (creazione arbitraria e troppo mutevole) con l’insieme dei valori condivisi da una società, quel rigore morale  che è voce della coscienza di ognuno e che, indipendentemente da tutto, guida e consiglia su ciò che è bene e ciò che non lo è.
Se si vuol davvero rispettare chi ha espresso con il voto la propria fiducia (fiducia per governare, credito per essere rappresentati all’opposizione), si veda finalmente, nel caso specifico, l’elenco delle condanne che riportano la postilla della non menzione, se esiste davvero.
Non servono insulti, minacce, baruffe da stadio.
Dati inconfutabili alla mano, in una direzione o nell’altra.
Il giudizio dei cittadini basterà a risolvere la questione.
Chi ha sbagliato, pagherà; chi dovrà chiedere scusa, lo farà; chi avrà avuto ragione, saprà di aver reso un servizio alla collettività.
Democrazia, trasparenza, coerenza…serve altro?

Stefano Cugini
cittadino
 

 
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