Trattto dal blog http://terrasanta.pagiop.net/ vi proponiamo il diario e le foto dei pellegrini piacentini in Terrasanta, che insieme al vescovo Gianni Ambrosio sono arrivati a Gerusalemme. Nell'ultima foto si può vedere il muro del pianto.
Domenica ago 2, 2009
Dai 400 metri sotto il livello del mare del Mar Morto siamo saliti a Gerusalemme (800 metri s.l.m.) lungo una strada tra le montagne del deserto di Giuda e svariati accampamenti beduini.
Subito al monte Scopos, da cui si può ammirare per intero la Città Santa e su cui sorge la moderna università ebraica costruita coi fondi inviati da ebrei di tutto il mondo ma specialmente dagli USA. Subito la cupola dorata dalla Spianata delle Moschee ci ha detto che il nostro viaggio era giunto alla meta fondamentale.
Pranzo in hotel e, nel pomeriggio, visita al Santo Sepolcro. Lo abbiamo raggiunto dalla porta di Damasco e poi attraversando il suk lungo il percorso che, in parte, è quello della Via Crucis, tutt’altro rispetto a quanto ci si aspetterebbe dal luogo di culto più importante nel mondo, ma anche questo fa parte dell’unicità di questi luoghi.
All’interno abbiamo visitato il sepolcro, entrando a piccoli gruppi nel minuscolo locale che lo contiene, caldo e buio, appesantito dagli ornamenti delle varie confessioni eppure capace di risucchiare nella sconvolgente intimità col luogo in cui il mondo è stato salvato.
Di seguito alla roccia della crocifissione, dove ognuno ha potuto infilare la mano nel foro in cui fu piantata la croce.
Oggi è domenica. Alle 18 abbiamo raggiunto il centro pastorale di Beit Hanina, dove opera Padre Ibrahim Faltas, parroco di Gerusalemme. Abbiamo celebrato l’eucarestia, presieduta dal Vescovo e resa più ricca dalla presenza di alcuni cristiani palestinesi della sua comunità. Al termine della celebrazione, ci è stato offerto un ricco rinfresco e abbiamo potuto incontrare alcuni ragazzi che frequentano il centro pastorale. L’accoglienza è stata calorosa e abbiamo percepito tutta l’importanza di non lasciare sola la comunità dei cristiani di Terra Santa. Ancora una volta ci è stata restituita tutta la complessità che segna - ferisce - questa terra e i suoi abitanti. Troppo difffcile cercare di capire? Forse. Ma non si può non provarci.
Molta fantasia e molta fiducia, ci sono volute, nell’osservare il deserto delle Tentazioni e il Sicomoro di Zaccheo, molta meno ne è servita per percepire - non capire - l’ambientazione del Cantico dei Cantici e della profezia di Ezechiele…
In poco tempo, dall’acqua morta e mortificante del Mar Morto e dal caldo insopportabile del sole del deserto di Giuda, sali in una gola nella roccia. Poche palme, un po’ spelacchiate ne segnano l’ingresso. Però il tempo di salire qualche minuto e incontro il primo specchio d’acqua all’ombra del quale cade una piccola cascata. Risali la cascata e ne trovi un altro, incastonato nelle rocce, nel quale si riversa una cascata ancora più grossa. Sali ancora e trovi l’ultimo specchio d’acqua - luogo dove Davide fuggiasco risparmiò la vita di Saul perché unto dal Signore - nel quale cade l’ultima altissima cascata.
Le oasi esistono. Non sono un miraggio. Anzi, incontrarla quando sei nel deserto, dove i gradi sono 39 all’ombra, capisci cosa significano ombra, refrigerio, riposo, grazia. Sì, grazia, perché nessuno ha deciso che da qualle roccie sgorgasse quell’acqua che cadendo di cascata in cascata, pura e fresca, avrebbe ispirato il Cantico dei Cantici e la profezia di Ezechiele (47, 1-14), e……..forse ha ispirato anche qualcosa a noi oggi.
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Sono le 21.30, ora locale. Siamo sulla terrazza dell’hotel Gerico Resort. Clima caldo, molto caldo.
Labile il legame con le Sacre Scritture, ma comunque interessante è stata la visita al sito archeologico di Qumran. In questo deserto roccioso in Giordania ha vissuto una comunità di persone che, in disaccordo con la religione del tempo, si sono ritirate in una vita di essenzialità, alla ricerca della purezza. Per mantenersi si dedicavano alla copiatura dei testi sacri da diffondere nelle sinagoghe dell’epoca. Qui infatti sono stati trovati alcuni rotoli, in particolare del profeta Isaia.
Un luogo cercato, apparentemente inospitale - di roccia, sabbia, sole e mare all’orizzonte - ma sicuramente affascinante.
In dieci minuti siamo poi arrivati al Mar Morto, 430 metri sotto il livello del mare. Quantomeno particolare l’esperienza del bagno: acqua calda, densa, fango scuro, difficile stare in equilibrio, impossibile annegare. Vietato bere: la normale percentuale di salinità nei mari è del 2-3%, qui raggiunge il 25%!!!
L’arrivo a Gerico è valso più di tante testimonianze sulla situazione dei palestinesi: una città dove non vive alcun ebreo, che offre uno spettacolo piuttosto desolante, di grande povertà e abbandono. Al tramonto, al canto del muezzin, sfila una colonna di militari. Ma noi siamo in un bellissimo albergo. Un po’ imbarazzati.
Domani sverglia ore 6: 30: la lunga giornata ci condurrà - finalmente - a Gerusalemme.