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Casamercato e scuola, interviene Rifondazione Comunista

Crisi Casamercato

La crisi di Casamercato, che solo ad Alseno occupa un centinaio di lavoratori, si sta pericolosamente attorcigliando intorno all'esclusivo interesse dell'azienda di recuperare quante più risorse possibili per pagare i debiti pregressi.
Rischiano di passare in secondo piano le sorti dei lavoratori e il rilancio dell'attività commerciale che, allo stato attuale, ci pare possa essere assicurata solo da una nuova proprietà. Questi problemi, in quanto urgenti e ineludibili, meritano invece centralità nell'attenzione.
Chiediamo a tutti i soggetti protagonisti, dalle parti sociali alle istituzioni, di favorire un'evoluzione della crisi capace contemporaneamente di salvaguardare i livelli occupazionali e di ridare una prospettiva produttiva.
Ogni ritardo in questa direzione può costare molto caro ai lavoratori, che non devono essere chiamati a pagare il conto di questa crisi. Ai dipendenti di Casamercato vanno invece garantiti tutti gli strumenti utili alla tutela del reddito e del posto di lavoro. A loro esprimiamo la massima solidarietà.
Il Governo e le forze politiche che lo sostengono continuano a negare la profondità e la drammaticità della crisi: Casamercato, e le tante altre crisi aperte anche nel territorio piacentino, sono purtroppo a dimostrarne l'irresponsabilità e l'inadeguatezza, in questo quadro purtroppo spicca drammaticamente il silenzio di tutti i parlamentari piacentini.

Tagli alla scuola

Circa duecento lavoratori in meno tra docenti, tecnici, amministrativi e collaboratori; qualche centinaio di bambini esclusi dalle scuole dell'infanzia pubbliche; pluriclassi in crescita esponenziale nella montagna e nelle frazioni, classi delle superiori gonfie a dismisura di alunni; sono questi i primi dati nudi e crudi del panorama della scuola piacentina per il prossimo anno scolastico flagellata dalle norme della coppia Gelmini/Tremonti.
Sembra poi chiaro che la nuova amministrazione provinciale si stia adoperando per silenziare i problemi ed evitare di mettere in discussione l'assurdo modello propinato dal Governo. Di fronte allo scempio l'assessore Paparo "scrive una lettera alla Regione".....: e non pensa minimamente di porre il problema in termini politici e di rivendicare i diritti delle famiglie, degli studenti, dei lavoratori della scuola piacentini.
Il risultato è che nel riparto regionale dei tagli già pesanti proposti dal governo la scuola piacentina viene ulteriormente penalizzata risultando quella con la percentuale maggiore di perdita di posti. E un altro risultato è che alcuni comuni, pur di rispondere in qualche modo alle pressioni delle famiglie, hanno già abbandonato (dietro suggerimento?) la ricerca di nuove sezioni pubbliche di scuole dell'infanzia per affidarsi alle pronte mani dei soggetti privati.
Qual'è stata la posizione sostenuta dalla Provincia di Piacenza nella Conferenza Regionale che ha discusso dei tagli agli organici? Perchè la comunità scolastica piacentina non viene informata e mobilitata anche attraverso gli organismi esistenti come la Conferenza Provinciale di Coordinamento?
Duecento lavoratori in meno nella scuola solo a Piacenza (saranno decine di migliaia a livello nazionale) è come se chiudessero due importanti fabbriche, con l'aggiunta che questi lavoratori sono privi di ammortizzatori sociali.
La situazione non è nè sostenibile nè difendibile: bisogna scegliere da che parte stare, e scegliere di stare dalla parte del Governo significa avallare la perdita di questi posti di lavoro e compiacersi delle cattive condizioni di studio in cui saranno collocati tanti ragazzi.
Rifondazione Comunista sta dall'altra parte e sostiene la giusta battaglia portata avanti dal sindacato. E gli Enti Locali? E le altre forze politiche? da che parte stanno?

 

 

 
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