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Quote latte, Coldiretti presidia le frontiere

Saranno oltre duecento gli imprenditori agricoli piacentini, con alla testa il presidente Luigi Bisi, con funzionari e dirigenti Coldiretti, che saranno presenti da oggi 21 luglio, al presidio del valico del Brennero (principale punto di accesso degli 85 milioni di quintali di latte e prodotti lattiero caseari regolarmente importati nel nostro Paese), manifestazione che sarà aperta  dal  presidente nazionale Sergio Marini. “Coldiretti con questa forte e pregnante iniziativa, ha sottolineato il Presidente Bisi in occasione della presentazione delle iniziative di mobilitazione a cui parteciperanno gli agricoltori della nostra provincia, intende dire basta ad una situazione che sta diventando insostenibile per le nostre aziende, che devono fronteggiare la concorrenza sleale di un vero e proprio fiume sotterraneo di latte dall’estero”. Infatti, a fronte di una produzione totale di 18,3 milioni di quintali di latte emiliano romagnolo, nella nostra regione, per esempio, ne arrivano 10,8 milioni di quintali provenienti dall’estero che finiscono sugli scaffali della grande distribuzione e poi sulle nostre tavole sotto forma di latte Uht, formaggi, mozzarelle e latticini vari in maniera del tutto anonima, quando addirittura non vengono spacciati per italiani. In Italia purtroppo è obbligatorio indicare solo la provenienza nell’etichetta del latte fresco, mentre per tutti gli altri prodotti lattiero-caseari non c’è nessun obbligo. “In questo modo nella nostra regione, come ha evidenziato il direttore Giovanni Roncalli illustrando i precisi dati ministeriali, entrano 3 milioni di quintali di latte pastorizzato, 2,5 milioni di latte trattato termicamente per fare formaggi, 2 milioni di latte in polvere destinato al consumo umano, 1,4 milioni di prodotti lattiero caseari vari sempre per il consumo umano, quasi 1 milione di latte crudo. Tutti prodotti che finiscono sugli scaffali di vendita, magari sotto l’egida di un marchio italiano, e inducono ingannevolmente il consumatore a scambiarli per nostrani. Così le industrie agroalimentari acquistano latte straniero nei mercati europei, facendo poi crollare i prezzi di quello del Paese (oggi un litro di latte viene pagato alle nostre stalle 27-28 centesimi, un quinto di una tazzina di caffè), per poi rivenderlo a cifre tutte italiane, con prezzi sospinti in alto dalla qualità del made in Italy vantato in tutto il mondo”.
“La difesa del nostro latte e dei nostri formaggi, ha sottolineato Bisi, passa per la costruzione di una filiera tutta italiana e firmata dagli agricoltori, supportata da provvedimenti ben precisi per la massima trasparenza e per la tutela dei consumatori”.
In particolare si chiede l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria dell’origine per il latte a lunga conservazione e per quello destinato alla trasformazione in formaggi e latticini. Si domanda il divieto dell’uso di caseine, caseinati e proteine concentrate del latte nella fabbricazione dei formaggi e che vengano resi pubblici i dati relativi (sono precisi e completi) alle importazioni di latte dall’estero. Bisogna inoltre incentivare l’utilizzo di prodotti locali per le mense pubbliche, riconoscere il valore dei mercati e punti-vendita diretta Campagna amica ed estendere il diritto allo spazio-scaffale per i prodotti della filiera agricola tutta italiana, per valorizzare l’identità dei territorio.
“Perché, ha sostenuto Bisi, la difesa del nostro latte, è la stessa per tutti gli altri prodotti di eccellenza del territorio, senza i quali, il tanto mitizzato made in Italy, orgoglio del nostro paese, rischia di soccombere ad un mercato senza più controlli”.
 

 

 
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