IL VICEDIRETTORE DI LIBERO OSPITE IERI SERA A BOBBIO PER PRESENTARE IL SUO LIBRO: "L'INVASIONE"
PARAGONE A BOBBIO: "E' DI MARONI IL MIGLIOR RISULTATO DEL GOVERNO IN QUESTO PRIMO ANNO" (fonte ufficio stampa)
Una foto in copertina: un gruppo di musulmani in preghiera davanti al duomo di Milano. «Forse in pochi ricordano che si tratta di un fatto realmente accaduto, non è un fotomontaggio». Lo ha sottolineato più volte il vicedirettore di Libero, Gianluigi Paragone (già direttore de “La Padania”), ospite ieri sera alla festa irlandese di Bobbio per presentare la sua ultima fatica letteraria (di cui è coautore il collega del quotidiano di viale Majno, Francesco Borgonovo): “L’Invasione”. Sottotitolo esplicativo: “Come gli stranieri ci stanno conquistando e noi ci arrendiamo”.
«Forse cinque anni fa, se avessimo parlato di una preghiera musulmana nel cuore di Milano, saremmo passati per meri provocatori – ha proseguito il giornalista - e se io avessi voluto scrivere un libro del genere avrei dovuto utilizzare un fotomontaggio. Poi è accaduto veramente. Qualcuno l’avrà dimenticato, ma è accaduto. E gli islamici hanno scelto non a caso il duomo di Milano e la cattedrale di Bologna, due simboli della cristianità dove campeggiano alcuni simboli a loro sgraditi e considerati “peccaminosi”».
Paragone, “L’Invasione”. Con questo titolo ha fatto saltare sulla sedia migliaia di seguaci del politically correct
«La scelta del titolo ha un motivo ben preciso. Quando non si accetta di rispettare le regole dominanti e identitarie di una nazione vuol dire che non si ha l’intenzione di integrarsi nella comunità, ma si ha, al contrario, l’atteggiamento dell’invasore».
Quale la sfida e il punto cardine di una corretta politica immigratoria?
«Sono d’accordo con quel che diceva il cardinal Biffi, che sottolineava come le politiche migratorie debbano avvenire nel solco di un idem-sentire. Ci deve essere, cioè, un comune sentire identitario. La connotazione identitaria può essere data anche dalle radici cristiane. Detto questo quando un sacerdote, un ministro del culto si ritrova con il sagrato della chiesa (che è un simbolo, non solo della cristianità, ma anche della stessa città) occupato per una preghiera di fede diversa o abbozza e fa finta di niente, oppure deve domandarsi se questo è un vero atteggiamento di dialogo oppure sotto c’è qualcos’altro».
Come vede la cosa? Siamo ancora in tempo o ormai il percorso verso “l’invasione” è inesorabile?
«Credo che siamo – tutto sommato – messi bene. Stiamo cioè prendendo sul serio i pericoli del multiculturalismo . A differenza di altre nazioni noi abbiamo capito per tempo quali erano i rischi di questo atteggiamento culturale. Il problema, semmai, è che abbiamo avuto un incremento di immigrazione in un lasso di tempo assai ristretto rispetto ad altri. Quindi, mentre gli altri hanno potuto, col tempo, masticare l’immigrazione e le problematiche connesse, in Italia la curva si è aperta troppo in fretta. Meno male che la Lega Nord ha posto il problema per quello che era e che è. Credo che uno dei risultati migliori di questo Governo, in questo primo anno, sia attribuibile a Maroni, che ha fermato le carrette del mare, grazie a un accordo, firmato, con Gheddafi. Ora speriamo che il profilo possa continuare su questa linea».