Sulle polemiche intorno alla nuova legge che introduce il reato di clandestinità interviene anche l'ex presidente della Provincia Gianluigi Boiardi, che dissente dal vescovo Gianni Ambrosio e chiede al neo assessore Maurizio Parma come intende applicare la legge. Ecco il testo del comunicato.
La presa di posizione del vescovo Ambrosio appare in controtendenza con quelle della Cei e, francamente, sorprende un poco. Mettere da subito in strettissimo collegamento il problema della sicurezza con quello della clandestinità è fuorviante, e non a caso la Chiesa non ha mai voluto farlo. Giusto che esistano regole e leggi e che vadano fatte rispettare con rigore. Ma la legge c'è già: è la Bossi-Fini, voluta dalla Lega in modo particolare. Non funziona? Cioè si ammette di aver capito poco o nulla del problema e si risponde con una trovata che sarà solo propagandistica? Chi scoverà i clandestini, chi farà rispettare la legge? Quelle forze dell'ordine a cui il ministro degli Interni leghista continua a tagliare mezzi e personale? Ci penseranno le ronde? Preoccupa che il vescovo prenda questa posizione. Io ho sempre sostenuto in questi anni come presidente della Provincia, la necessità di una giusta, legale integrazione che porta aiuto al mondo del lavoro e dell'assistenza, senza spazi però per chi non rispetta le regole. Il cuore per la solidarietà non basta, serve lo stimolo intellettuale a sollecitare leggi buone e giuste. Non come questa.
Nella nuova giunta provinciale il presidente Trespidi ha voluto fortemente l'istituzione dell'assessorato alla sicurezza. Chiedo quindi al vicepresidente Maurizio Parma, con delega alla sicurezza, quale sia la sua posizione e come intende muoversi a livello provinciale per il rispetto di questa nuova legge.
Gianluigi Boiardi
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