Il vescovo Gianni Ambrosio ha ricevuto l'Antonino d'oro. Ecco le motivazioni del Vescovo nell’accogliere l’Antonino d’oro
Ringrazio di cuore tutti i canonici di questa basilica e in particolare don Giuseppe Basini per questa onorificenza dell’Antonino d’oro 2009. Don Giuseppe, quando è venuto a sottopormi la proposta o la decisione dei canonici, non ha subito ricevuto la mia approvazione. Non l’ha neppure pretesa. Mi ha solo detto: “le lascio la lettera con le motivazioni e poi Lei decida, liberamente”. Mi sono consultato e ho accettato.
Sono tre i motivi che mi hanno indotto ad accogliere – e con gioia – questo premio.
Il primo è sant’Antonino stesso. Parecchi anni fa, avevo preparato un corso sui pellegrinaggi, soprattutto in Terra Santa. Così mi capitò tra le mani l’Itinerarium Antonini Placentini: un prezioso diario di viaggio, purtroppo alquanto ignoto ai piacentini, attributo per secoli ad Antonino, che descrive il viaggio di un pellegrino di Piacenza che, con alcuni compagni, parte dalla nostra città per recarsi in Terrasanta negli anni 560-570. Lo studio più approfondito, in argomento, è quello di una cara professoressa dell’Università Cattolica di Milano, Celestina Milani. Da questo diario ho tratto il mio motto episcopale: vestigia Christi sequentes. Sono le parole con cui questo pellegrino, nelle prime righe, motiva il pellegrinaggio in Terra Santa: per camminare sulle orme di Cristo. A fine luglio, se Dio vorrà, con cento giovani della nostra Chiesa, tornerò in Terra Santa, per lo stesso motivo, camminare sulle orme di Cristo.
Il secondo è più personale: questo premio è un segno di affetto nei miei confronti e con grande affetto lo accolgo.
Poi vi è un terzo motivo, più ecclesiale, dovuto al legame tra il vescovo e il suo popolo. Non c’è popolo senza vescovo e non c’è vescovo senza popolo. Così questo legame viene descritto da san Giovanni Crisostomo in una sua nota omelia: “Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo…” (San Giovanni Crisostomo, Prima dell’esilio, nn.1-3; PG 52,427*-430). Per cui accolgo questo premio come premio dato a me e dunque a tutto il popolo, a tutta la comunità, in particolare a tutti i sacerdoti di questa nostra Chiesa, nella speranza di vivere sempre ciò che san Crisostomo esprime: “noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo…”. Grazie di cuore.
Alla cerimonia in basiloca ha concelebrato il vescovo di Parma Enrico Solmi.
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