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Trionfo per "L'ultima astronave" di Benni al Municipale

IL CAVALIERE AZZURRO FESTIVAL. TRIONFO PER BENNI AL MUNICIPALE

Alta cultura nello spettacolo satirico di ieri sera dello scrittore Stefano Benni “L’ultima astronave”, assistito dalle note del maestro Umberto Petrin, pianista jazz nonché docente al Conservatorio Nicolini, in occasione dell’ottava edizione del festival “Il cavaliere azzurro”, curato da Paola Pedrazzini.
Nella solenne cornice di un Teatro Municipale quasi al completo, il duo reduce dal successo di “Misterioso”, ha strappato 2 ore di lacrime e risate al pubblico piacentino, in una costante montagna russa di emozioni che solo uno specialista della parola come Benni poteva generare.
Si parte dai graffiti di Lascaux per terminare ai murales metropolitani.  Nel mezzo, Leonardo, Hyeronimus Bosch, Diego Velazquez, Claude Monet, Vincent van Gogh, Paul Klee, Francis Bacon, Cy Twombly, in un’ubriacante odissea di monologhi surreali che Benni immagina per i suoi artisti preferiti, tutti depositari della verità e responsabilità artistica di rappresentare la realtà, anche al costo di generare visioni mostruose poiché “c’e’ sempre un po’ di diavolo nell’animo dell’artista”.
L’espediente per le considerazioni caustiche e tragicamente grottesche di Benni è l’imminente “fine del mondo” e di conseguenza di “cosa rimarrà dell’umanità” quando l’ultima astronave viaggerà nel cosmo verso lidi ignoti.  Rimarrà appunto l’arte.  Così se per Leonardo l’arte è continuazione della ricerca della verità con altri mezzi, variazione clausevitziana sul tema, per il primitivo fiammingo Bosch è l’espressione di un orrore eretico e iconoclastico ispirato al reale.  Mentre con il geniale ritrattista di corte Velazquez si tocca un punto sensibile molto attuale, ovvero la piaggeria e i compromessi col potere ma al contempo la pericolosa capacità di poter modificare le cose dall’interno “cambiando le regole della pittura facendo finta di rispettarle”, come appunto fece l’ambiguo pittore spagnolo.  Benni esprime invece comprensione per Monet e van Gogh entrambi a modo loro ripetitivi e ossessiona(n)ti nelle loro opere, il primo dalla morte, il secondo dal dolore di un amore non corrisposto che si manifesta in quel delirio di colori accesi che esprimono i suoi distruttivi stati d’animo.  Arte e ricerca, arte e potere, arte e sofferenza, arte e verità, questi gli abbinamenti proposti nello spettacolo mentre con Klee arte rima con magnifica evasione e antidoto alla pazzia ormai novecentesca e fatta di guerre totali, in cui “al grido delle armi, risponde un altro grido, quello dell’arte” .
E’ un fiume in piena Benni, un’esplosione di spunti e riflessioni in cui la metafora dell’astronave su cui conservare quanto di buono e geniale l’Uomo abbia creato si concreta nelle verosimili dichiarazioni della meglio umanità artistica, immaginata dallo scrittore.  Perché alla “fine del mondo”, oltre le colonne d’ercole dello spazio, in quell’astronave, l’arte ci sopravviverà.  E così Leonardo affermerà con un ossimoro che alla fine dei tempi, l’artista “seguirà sempre la fantasia esatta”, e Paganini urlerà:”Mio violino! Vivrai più a lungo del mio cuore”, mentre van Gogh nella sua tensione delirante avrà quel briciolo di grandiosa lucidità per pronunciare “io sto ancora cercando”.  Che Benni, in un sussulto finale di inaspettato ottimismo, senza paraventi sardonici, riformulerà in “Noi stiamo ancora cercando”. 
Un’operazione quindi di brillante e semi-serio revisionismo della storia dell’arte, in cui la bravura dell’artista emiliano risiedeva nel ricollocare i monologhi immaginari dei grandi artisti nel nostro Zeitgeist contemporaneo.  Ma soprattutto uno spettacolo che assomigliava tanto a una lezione di libertà: una visione a tratti un po’ anarchica in cui i taboo venivano giù come birilli, in cui il conformismo veniva sistematicamente demolito frase dopo frase, nell’ottica della volontà di cambiare un mondo ormai privo di riferimenti culturali originali e quindi assetato di nuove idee, in una rappresentazione che indubbiamente era l’appuntamento culturale da non perdere di questa vivace stagione piacentina.  

 

 
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