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Morti bianche, l'operaio di Firenze ringrazia Reggi

E' giunta in redazione una lettera di Marco Bazzoni, l'operaio metalmeccanico di Firenze, che il sindaco di Piacenza Roberto Reggi aveva citato nel suo intervento, durante la commemorazione per il 70 esimo anniversario per la tragedia di Pertite, dove persero la vita 47 persone e ne rimasero ferite altre 500.
"Sicuramente gli invierò una lettera di ringraziamento, ma privatamente, intanto voglio ringraziarlo pubblicamente per aver ricordato la mia lettera di denuncia sulle cosiddette "morti bianche", che nella stragrande maggioranza sono dei veri e propri omicidi sul lavoro, uscita su diversi quotidiani, tra cui la Stampa di Torino, L'Avvenire e il Secolo XIX. Vi sarei grato se pubblicaste questa mia piccola lettera di ringraziamento sul vostro sito web". Firmato Marco Bazzoni - Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze.

Ecco la lettera di denucia di Bazzoni citata da Reggi:

Le chiamano «morti bianche», come se avvenissero senza sangue.
Le chiamano «morti bianche», perché l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è sempre.
Le chiamano «morti bianche», come fossero dovute alla casualità, alla fatalità, alla sfortuna.
Le chiamano «morti bianche», ma il dolore che fa loro da contorno potrebbe reclamare ben altra sfumatura cromatica. Le chiamano «morti bianche» per farle sembrare candide, immacolate, innocenti.
Le chiamano «morti bianche», tanto non meritano che due righe sui quotidiani, sì e no una citazione nei tg.
Le chiamano «morti bianche», per evitare che si parli di omicidi sul lavoro.
Le chiamano «morti bianche», bianche come il silenzio, come l’indifferenza che si portano dietro.
Le chiamano «morti bianche», ma non sono incidenti, dipendono dall’avidità di chi si rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro.
Le chiamano «morti bianche», un modo di dire beffardo, per delle morti che più sporche di così non possono essere.
Le chiamano «morti bianche», ma sono il risultato dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove la vita non ha valore rispetto al profitto.
Le chiamano «morti bianche», ma sono un’emergenza nazionale, anche se c’è chi dice che sono in calo.
Le chiamano «morti bianche», un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro.
Le chiamano «morti bianche», ma quanto tempo passerà ancora perché vengano chiamate con il loro vero nome?

 
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