Sono molto preoccupati i toni dei sindacati davanti alla crisi economica che sta investendo anche Piacenza. Di fronte all'impennata della cassa integrazione (nella sola industria + 175,6 % di ore rispetto all'anno scorso) Gianni Copelli (Cgil), Sandro Busca (Cisl) e Massimiliano Borotti (Uil) chiedono alla Provincia di assumere un ruolo guida per le misure da adottare e la creazione di un fondo provinciale di sostegno. "Non servono nè Monti di Pietà, nè squadre di economisti".
"La crisi che si sta abbattendo sul lavoro piacentino è molto pesante e senza precedenti: le conseguenze che si produrranno sono in parte imprevedibili e per questo occorre uno scatto di tutta la società, per dare una risposta all'altezza dei problemi che si profilano". E' accorato l'appello lanciato dai sindacati alle istituzioni e agli attori sociali ed economici del territorio. E supportato da alcune cifre che non lasciano incertezze sulla gravità della situazione per quei lavoratori che dispongono degli ammortizzatori sociali ed anche per quelli che sono al di fuori di qualsiasi rete di protezione. Le ore di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) nel 2008 sono aumentate del 175,6 % nell'industria. Soltanto la cassa ordinaria è cresciuta del 596,9 % rispetto al 2007. Nell'artigianato sono state richieste 35 sospensioni di attività da parte di aziende soprattutto meccaniche. Le assuzioni nel commercio durante il periodo natalizio sono crollate fino all'80 %.
La ricetta dei sindacati è chiara: non servono nè Monti di Pietà, nè equipe di supereconomisti, ma uno sforzo collettivo di tutte le istituzioni e gli attori sociali coinvolti, opportunamente coordinato e programmato dalla Provincia. E qui l'appello si fa netto a Palazzo Garibaldi peerchè rompa gli indugi e prenda l'iniziativa. "Serve una cabina di regia - afferma Busca - e un fondo unico di garanzia, che ancora non ci sono. Occorre mettere in campo azioni solidali di sostegno anche uscendo dai soliti schemi, per questo serve una forte iniziativa politica".
Copelli ha sollecitato le aziende e gli istituti di credito a dare il loro contributo. "Agli enti locali occorre coordinamento per evitare che agiscano in maniera disomogenea: chiediamo una riduzione delle tariffe comunali, delle addizionali Irpef per i redditi più bassi. Bisogna tutelare soprattutto i lavoratori atipici privi di ammortizzatori sociali".
Borotti ha sottolineato come "in queste circostanze non basti la buona volontà, ma con uno spirito cooperativo tutti i soggetti devono dimostrare di saper fare davvero sistema".
|