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Superpoteri ai sindaci, ma il rischio è il conflitto coi prefetti

Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha firmato il decreto che attribuisce più poteri ai sindaci in materia di "incolumità pubblica e sicurezza urbana". Il decreto recipisce alcune delle richieste della "Carta di Parma", siglata nella città Ducale da 21 sindaci del centro nord. Il provvedimento, ha detto Maroni, nel corso dell'incontro con la stampa al Viminale, completa il pacchetto sicurezza varato dal Governo e consente ai sindaci di intervenire "per prevenire e contrastare" situazioni di degrado: ad esempio nelle situazioni di danneggiamento del patrimonio pubblico e privato, dell'accattonaggio molesto, nella lotta all'abusivismo commerciale e nella lotta alla prostituzione. "Da questo punto di vista - ha sottolineato Maroni - diamo molto potere ai sindaci". Il titolare del Viminale ha sottolineato che i sindaci potranno intervenire con ordinanze specifiche sulle materie legate al loro territorio. Maroni ha ricordato, ad esempio, il caso dell'ordinanza del sindaco di Novara e quello del sindaco di Verona che sanziona i clienti delle prostitute. E ha aggiunto che in materia di sicurezza si attende che arrivino proposte "creative" dai sindaci italiani.

Nelle settimane passate, tuttavia, una parte di sindaci che avevano sottoscritto la Carta di Parma, aveva riservato critiche ai contenuti del decreto. Anche il sindaco di Piacenza Roberto Reggi aveva contestato diversi punti in una lettera:  "Innanzitutto pare a noi che il testo del decreto risenta di un’impostazione tutt’altro che federalista; gli elementi di neo centralismo ci sembrano del tutto evidenti a partire dal ruolo subordinato previsto per le polizie locali, che non traggono alcun beneficio dalla possibilità di accedere alle banche dati ministeriali, possibilità che già oggi è consentita liberamente a tutti. Lo stesso potere di ordinanza, “anche” non “contingibile e urgente”, riservato ai sindaci non potrà probabilmente essere esercitato fino a quando un apposito decreto ministeriale (sic!) non avrà definito l’ambito della sicurezza urbana, concetto che, su indicazione dello stesso Ministro on. Maroni, avevamo congiuntamente definito e trasmesso. Lo strumento del decreto ministeriale appare non solo assai debole, ma anche improprio per una materia che va definita in rapporto alla “sicurezza pubblica” (art. 13 Costituzione), che va disciplinata con legge nazionale (art. 118 Costituzione), a garanzia di specifiche competenze comunali che non debbono invadere quelle prefettizie e che, nello stesso tempo, non devono subire ingerenze indebite. In questo avevamo dato credito, tutti assieme, ad un atteggiamento del Ministro che nei nostri confronti aveva usato un approccio molto dialogante e teso a voler recepire le indicazioni provenienti dalle città. Vediamo invece, con stupore, accolto un emendamento in forza del quale le nostre ordinanze che nel testo precedente dovevano essere comunicate “tempestivamente” al Prefetto comporteranno addirittura una comunicazione fatta “preventivamente” a tale autorità, portandoci ad un quadro di centralismo che ricorda i tempi in cui i Prefetti (che di certo non ci devono comunicare preventivamente le loro) annullavano le delibere comunali".

   

 
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