Passo importante nella lotta contro il tumore al seno: è stata infatti stipulata un’alleanza tra l’Ospedale di Piacenza e l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La collaborazione, didattica e culturale, si svilupperà sul fronte dell’attività di chirurgia senologica, in particolare nella ricostruzione della mammella post mastectomia. Un accordo importante per l’Ausl piacentina, come ha sottolineato Marco Pisani, direttore del dipartimento di Chirurgia generale: “La collaborazione nasce principalmente per due motivi. Primo perché l’Istituto Nazionale dei Tumori ci aiuterà a sviluppare un nuovo metodo di lavoro, multidisciplinare e multiprofessionale, che aumenterà la nostra efficienza. E poi perché ci permetterà di partecipare attivamente all’evoluzione della tecnica chirurgica per la ricostruzione della mammella”.
A Piacenza i nuovi casi di tumore alla mammella sono circa 300 all’anno, con circa 70 interventi di ricostruzione post mastectomia. “Nei centri di senologia con equipe dedicate la sopravvivenza delle donne è in aumento e la qualità della vita per chi guarisce è migliorata – ha commentato Giorgio Macellari, responsabile unità operativa semplice di Senologia, nata a Piacenza nel 2006 – Dove si fa ricerca si cura meglio; perciò da oggi le donne piacentine possono sentirsi ulteriormente tutelata, avendo nella loro città una struttura sanitaria dove non manca nulla. Per la nostra unità operativa è un’occasione di qualificare ulteriormente la nostra attività”.
Operativamente l’accordo si svilupperà in vari momenti: ci saranno incontri tra le due equipe su singoli casi e argomenti, confronto di dati per la ricerca, adesione a trial clinici proposti dalla fondazione milanese e un’uniformazione nel metodo di trattamento dei pazienti e della malattia. “Saranno incontri paritetici per aumentare il nostro livello di conoscenza – sottolinea Maurizio Nava, direttore di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano – Collaborare con unità specializzate come quelle del dottor Macellari permette all’Istituto di essere più in contatto con il territorio, riuscendo a fornire un aiuto diretto alle persone malate senza che loro debbano fare lunghi viaggi per venire fino da noi”.
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