PJ HARVEY - JOHN PARISH "A woman a man walked by"
Sarà ora molto difficile per chiunque scalzare dal trono del miglior album del 2009 il nuovo lavoro di PJ Harvey, condiviso con il partner artistico di sempre, John Parish.
Un album apocalittico, feroce, violentemente dolce, dolcemente violento, senza compromessi o sguardi compiacenti al mercato.
PJ Harvey guarda dritta davanti a sè, come sempre ha fatto dagli esordi, più di quindici anni fa.
Ora fa rivivere i fantasmi 80's di Siouxsie & the Banshees nell'introduttiva e contagiosa "Black hearted love" (dal testo spietato e terribilmente inquietante e peraltro corredata da uno dei migliori video degli ultimi anni nella sua poetica immediatezza), poi si sentono i Led Zeppelin acustici del terzo e quarto album in "Sixteen, Fifteen , Fourteen" , il blues dolente e perfido in "April" e "Leving California", e ancora una sorta di punk acustico dai toni "progressivi" in "The chair" e nella furibonda title track.
Impressionante la violenza sonora di "Pig will not" (colonna sonora ideale per un dramma di Sarah Kane) che si placa poi nelle conclusive "Passionless, pointless" e "Cracks in the canvas".
Un capolavoro espressivo, con il suggello di una produzione scarna, minimale, sontuosa, magistrale, che sorpassa di gran lunga il già eccellente , precedente, "White chalk".
PS: mi sia permessa una digressione personale.
Nell'album (e in tour) suona (chitarra e basso) in alcuni brani l'amico Giovanni Ferrario, musicista bresciano di grande talento che trova qui il giusto e meritato riconoscimento e con cui ho condiviso un brano nell'ultimo album di Lilith & the Sinnersaints. E ciò mi riempie (oltre che di sincera invidia) di grande orgoglio.
Antonio Tony Face Bacciocchi
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