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"Lo potevo fare anch'io", tra arte e quotidiano

 

C’è chi si interroga sul fatto se San Valentino sia una festa o solo una creazione del consumismo, c’è chi ancora si chiede se i conigli Cracking Art siano arte o divertimento. I limiti si fanno labili soprattutto perché il contemporaneo indebolisce l’arte dell’oggi, non c’è la distanza critica necessaria alla valutazione. Perché l’arte contemporanea è davvero arte? Quante volte infatti si è sentito dire di fronte a un’opera d’arte contemporanea "Lo potevo fare anch’io" : questo è non a caso il titolo del libro di Bonami presentato all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L’autore, direttore Whitney Biennial di New York, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, curatore del Museo d’arte contemporaneo di Chicago e direttore della Biennale di Venezia nel 2003, ha risposto alle domande di Eugenio Gazzola e del pubblico con il modo ironico e sprezzante di chi è nato a Firenze e non scende a compromessi. "Mi accusano di non aver fatto mostre da storico: è vero, guardo all’arte nella sua contemporaneità, non cerco di possederla e non faccio collezionismo" ha commentato Bonami che ha voluto offrire una sua interpretazione affascinante di artista come colui che crea una soglia tra gli oggetti della quotidianità e l’interpretazione. E sul rapporto tra arte e mercato? "Il meccanismo è stato eccessivamente demonizzato. Non sono d’accordo sull’eventocrazia e i numeri a tutti i costi ma il mercato è sempre stato parte integrante dell’arte" ha concluso l’autore.

Elisa Malacalza

 
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