[Home Page]
Ultimo aggiornamento:   12/10/2015  l  15.31  
                               
Servizi
Meteo
Aria
Viabilità
Farmacie
Trasporti
Libri
Video TV
Cinema
Rubriche
ReadySteady
Koinè
Speciali
Volontariato
CercoOffro Lavoro
Promessi Chef
Tendenze
Motori
Jazz Fest
Piazza 25 aprile
Festival Blues
Fuori Porta
Maturità
Tribuna politica
Opinioni



diario dagli states
Il nostro corrispondente dalla campagna elettorale Usa

Ecco la prima corrispondenza scritta per  PiacenzaSera da Alessandro Ferrari, studente universitario piacentino in visita al college americano di Dartmouth nel New Hampshire. Sarà il nostro inviato in prima linea sulla campagna elettorale.

Mercoledì sera si è finalmente assistito al primo dibattito della campagna presidenziale americana. Ospitato dall’università del Mississipi e finanziato da sponsor privati ha visto duellare per la prima volta faccia a faccia i due candidati alla carica di presidente.

Da notare l’importanza che gli americani attribuiscono a questi dibattiti. Nel college in cui sono (Dartmouth) erano state allestite ben tre aule (una democratica, una repubblicana, una neutra-indecisa) e uno spazio in biblioteca in cui assistere al dibattito. Ogni studente ha anteposto il dibattito alla sua uscita serale e in molti dicevano che avrebbero deciso per chi votare dopo il dibattito (o comunque dopo il prossimo fissato in ottobre).

Scontata la prima domanda sulla crisi economica e sul piano da 700 miliardi che è allo studio in queste ore, così come scontata era la difficoltà di McCain. Il candidato repubblicano è parso notevolmente impacciato ed in difficoltà anche perché Obama lo ha più volte attaccato come responsabile della crisi assieme al partito repubblicano. Inoltre Obama ha anche promesso un taglio delle tasse al 95% dei contribuenti americani, mentre McCain ha provato a dare una risposta più tecnica e argomentando perché un taglio delle tasse sulle imprese sortirebbe un effetto migliore.

Le altre domande sono state invece sulla politica estera ed hanno permesso a McCain di risollevarsi e riprendere vigore dopo l’iniziale difficoltà.

È su questo campo in particolare che i due candidati sono sembrati molto distanti. McCain si è presentato all’America come un falco esperto di politica estera. Ha più volte vantato amicizia con i diversi generali (in particolare con quello che sta gestendo l’operazione Surge in Iraq) e ha provato ad attaccare l’avversario sul piano dell’inesperienza e della scarsa informazione sul tema. Obama ha mostrato di saper rispondere bene ma è stato molto freddo e misurato nelle risposte. Forse anche grazie ai sondaggi che lo danno ampiamente in vantaggio aveva un contegno molto più pacato e “presidenziale” mentre McCain ha mostrato a tratti nervosismo e ha comunque cercato ogni occasione possibile per attaccare il candidato democratico. McCain ha dovuto comunque criticare l’operato di Bush proponendo una linea ideologicamente simile ma con metodi differenti e più funzionali. In particolare sull’Iran non vuole iniziare nessun negoziato finché l’Iran non accetterà alcune precondizioni. Di tutt’altro tono la posizione del candidato democratico che vede il dialogo e la diplomazia come fondamentali ed è disposto ad iniziare negoziati “di basso livello”, coinvolgendo cioè persone meno importanti dei due premier, “senza nessuna precondizione”.

Anche sull’Iraq Obama non ha perso occasione per attaccare l’amministrazione Bush. In particolare Obama metteva in luce come i paesi in cui è presente Al Qaeda siano altri (ad esempio il Pakistan) e la guerra in Iraq sia stata fatta in un momento in cui Al Qaeda non era per nulla presente sul territorio.

Anche sul fronte dei rapporti internazionali, in particolare con l’Europa, i due candidati hanno mostrato profonde divisioni. Obama vuole restituire credito all’America dicendo che dopo otto anni di amministrazione Bush l’America è meno rispettata nel mondo. McCain invece vuole porre sul tavolo alcuni principi fondamentali e creare alleanze con chi accetta questi principi.

Durante il dibattito ho potuto notare che un particolare molto importante nella campagna elettorale americana è la coerenza. Per questo era sorprendente sentire ciascuno dei due candidati citare votazioni su temi analoghi a quelli discussi mettendo in evidenza la loro coerenza nelle posizioni prese. La credibilità è molto più importante nella campagna americana che in altre campagne.

Come al solito non c’è accordo su chi abbia vinto il dibattito. Ciascuno dei due candidati ha cantato vittoria e la stampa si schiera in parte con uno in parte con l’altro. L’ipotesi del pareggio è quella più attendibile. Anche se Obama non ha mostrato il solito piglio parlando di politica estera è indubbio che abbia fatto bella impressione sulla parte economica, di questi giorni quella più sentita qui in America. Bisogna poi aggiungere che un pareggio in un dibattito come quello dell’altra sera potrebbe essere interpretato come una vittoria, per quanto di misura, di Obama. Si sapeva infatti che la politica estera era il punto debole del candidato democratico, motivo per cui ha scelto come candidato vice-presidente Joe Biden. Superato questo scoglio gli altri dibattiti dovrebbero essere in discesa. Staremo a vedere. Intanto qui si aspetta il dibattito tra i vice-presidenti che si svolgerà venerdì prossimo.

 
 

 
   facebook  twitter  invia

 stampa

Commenti:



INSERISCI COMMENTO:

*nome:
*e-mail:

titolo:

descrizione (max.255 caratteri):

  Accetto le clausole realtive al trattamento dei dati personali.





PiacenzaSera è una testata giornalistica registrata presso il tribunale di Piacenza (N° 644 con decreto di iscrizione del 27/07/2007)
Edita da Codex10 - Società Cooperativa - P.IVA 01443570336 - Soluzioni internet realizzate da GeDInfo - Società Cooperativa.
Per informazioni su come inserire la tua pubblicità su www.piacenzasera.it invia un'email a commerciale@piacenzasera.it