Metti sette donne in una cella (la numero tre, per esempio), aggiungici una cantastorie e una suora pasticciona, mescola bene sotto l’attenta direzione di una regista e oplà, il risultato sarà “Ballata della cella numero tre”, la nuova produzione del gruppo teatrale Le Stagnotte.
Sul palco del San Matteo (Vicolo San Matteo 8 – PC), stasera (inizio ore 21), torna il teatro al femminile, con una pièce ironica ma dal risvolto un po’ agro.
La storia è presto detta: nella cella numero tre sono rinchiuse sette donne, sette caratteri diversi, sette storie diverse, sette speranze diverse, ma legate dal filo di un lento quotidiano che rende ogni giorno monotono e uguale agli altri.
Cristina Spelta, regista e drammaturga del gruppo Le Stagnotte, così spiega l’idea della “Ballata”: «Questo spettacolo nasce da un lavoro collettivo che si è sviluppato su diversi livelli. Ci piaceva l’idea di parlare del lato oscuro delle donne, della loro parte inquieta, a volte cattiva, nascosta, che in alcuni casi spinge le donne a compiere azioni illegali o contrarie al normale senso di giustizia. Abbiamo pensato che il carcere come ambientazione potesse quindi fare al caso nostro. Ci siamo documentate leggendo alcune testimonianze di donne in carcere e alla fine ci siamo accorte che più che parlare del perché queste donne si trovavano rinchiuse erano i loro pensieri, la vita di ogni giorno, le speranze, le relazioni tra di loro ad essere interessanti e a coinvolgerci. Ogni attrice ha creato un proprio personaggio con un suo nome e una sua storia e il tutto è stato cucito su uno spunto teatrale che ci è stato suggerito da una scena dei “Dieci Comandamenti” di Raffaele Viviani.»
La scena è molto simbolica, appese a grosse catene oscillano porte e finestre dalle quale le ragazze sbirciano la libertà in cerca di una speranza nuova (magari una lettera dall’innamorato, o cibo che calmi animi e morsi della fame…); così come i gesti: il lento e ripetitivo gioco delle carte, scrivere su un diario o leggere e rileggere la solita lettera ormai sbiadita…
«A rendere meglio l’idea della scena è un San Matteo privo di quinte e di fondali!» ironizzano Le Stagnotte facendo riferimento al fatto che il teatro sia stato consegnato alle compagnie amatoriali del tutto spoglio. «Ironia a parte, Ballata della cella numero tre è il nostro personale omaggio alla parola “libertà”.».
|