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Dopo la lite sul campo da calcio quattro anni di persecuzioni

Sarebbe stata una lite scoppiata su un campo di calcio la causa scatenente di quattro anni di persecuzioni subìte da un ragazzo e dalla sua famiglia, residenti in un paese della Valdarda. Scritte offensive sui muri del paese, danneggiamenti alle macchine e all'abitazione, spazzatura fatta ritrovare nel giardino di casa e continue telefonate (fino a cinquanta al giorno) a tutte le ore. Lo stalker, un operaio 47 anni, è stato individuato e denunciato dalla polizia.

Tutto è iniziato nel 2006, quando su alcuni muri del paese teatro della vicenda iniziano a comparire scritte ingiuriose e diffamatorie nei confronti di un ragazzo e dei suoi familiari. Gli episodi si moltiplicano: dalle scritte si passa a ripetuti danneggiamenti ed atti vandalici contro le loro auto, fino ad arrivare a sacchi pieni di spazzatura gettati ripetutamente nel giardino di casa.

In un caso l'uomo sarebbe arrivato a dipingere le persiane dell'abitazione, appena sostituite, causando un danno per diverse migliaia di euro. A tutto questo si aggiungono continue chiamate, effettuate da cabine telefoniche o da abitazioni di parenti e amici dello stalker, ad ogni ora del giorno e della notte. 

Le persecuzioni proseguono per quattro anni: la famiglia, esasperata, si rivolge alla polizia: gli uomini dello squadra mobile, al termine di indagini durate diverse settimane, individuano il 47enne quale responsabile dei gesti persecutori. A scatenare la rabbia contro il ragazzo e i suoi genitori sarebbe stato un diverbio scoppiato con il giovane nel corso di un torneo calcistico. A tradirlo uno scontrino del supermercato ritrovato all'interno di una delle borse piene di immondizia gettate all'interno della casa del "rivale": la spesa era stata pagata con una cartà fedeltà, attraverso la quale gli investigatori sono risaliti alla sua identità. L'uomo, che ha ammesso le proprie responsabilità, è stato riinviato a giudizio: dovrà rispondere di stalking, danneggiamento, minacce e ingiurie.

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Le vittime: "Liberati da un incubo"

"Siamo stati liberati da un incubo". Raccontano così le vittime del 47enne denunciato dalla polizia la fine di quattro anni di persecuzioni, vissuti senza nemmeno capire le motivazioni di tanto accanimento nei loro confronti. "Siamo state vittime di un uomo per noi senza nome nè volto - raccontano -  e non sapevamo trovare nessuna relazione tra nostri comportamenti e quanto ci stava accadendo".

"Il nostro ringraziamento va alla polizia, in particolare al dottor Vernelli e all'ispettore Gaudenzi che con sensibilità e professionalità ci hanno liberato da un vero e proprio incubo, che ci stava portando addirittura a lasciare il paese nel quale viviamo". "Non pensavamo che una persona potesse arrivare a tanto a partire da una motivazione così stupida". Ascolta l'audio dell'intervista

 
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