[Home Page]
Ultimo aggiornamento:   12/10/2015  l  15.31  
                               
Servizi
Meteo
Aria
Viabilità
Farmacie
Trasporti
Libri
Video TV
Cinema
Rubriche
ReadySteady
Koinè
Speciali
Volontariato
CercoOffro Lavoro
Promessi Chef
Tendenze
Motori
Jazz Fest
Piazza 25 aprile
Festival Blues
Fuori Porta
Maturità
Tribuna politica
Opinioni



Summer school, Giacomo in cattedra all'Urban Center

Giacomo del Trio comico docente per una sera all’Urban Center

Fra le numerose conferenze organizzate dal Polo cittadino del Politecnico di Milano, l’incontro di ieri sera presso il padiglione Arnaldo Nicelli del Campus Arata rimarrà sicuramente negli annali.  In mezzo a Federico Brunetti moderatore e relatore e l’attrice-architetta Giovanna Bozzolo spuntava infatti Giacomo Poretti del mitico trio “Aldo, Giovanni e Giacomo” che ha portato tutta la sua comicità e simpatica irriverenza.  Si capisce subito che ha fretta di esorcizzare il suo insolito ruolo di conferenziere quando esordisce con un liberatorio “Ma che cazzo stai dicendo?” all’introduzione di Guya Bertelli, professore associato del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, ancorché amica di lunga data del comico lombardo.  Colpa della sciagurata? Il suo inglese, lingua adoperata per fare gli onori di casa durante la prima conferenza/dibattito serale (dal nome: “Space, body and movies”) inserita nel ciclo delle serate parallele dedicate ad “Arte e Architettura”, all’interno della prima edizione della nuova offerta didattica della sede piacentina del Politecnico, la International Summer School “Open City”, il cui programma di studi si concluderà il 23 settembre.  Un primo corso sperimentale di architettura, incentrato sullo sviluppo e la riqualificazione degli spazi pubblici, dalla suggestiva denominazione “Between the river and the city” che assomiglia molto al titolo di un pezzo di Johnny Cash ma che in realtà è parte integrante di un progetto del territorio allargato al mondo accademico che si propone di modernizzare le aree comprese fra la stazione ferroviaria di Piacenza e il Po.
Un’occasione, si capisce, se non solenne abbastanza formale in cui Giacomino non si è dimostrato sprovveduto né ha dato l’impressione di essere stato mandato allo sbaraglio dai rimanenti componenti del Trio:”Se venivano Aldo e Giovanni non avrebbero avuto sicuramente granché da dire”, scherza il comico milanese sorseggiando un rosso deciso prima di entrare nella fossa dei leoni, ovvero il padiglione dove lo attendevano oltre 100 agguerriti e preparati “politecnici” giunti da tutto il mondo (dalla Cina alla Spagna) per seguire la Summer School di Architettura.  “Un po’ li temo, io poi ho fatto studi da geometra, e conosciamo tutti la tradizionale rivalità fra architetti e geometri, i secondi sgobbano mentre i primi…fanno di meno”, dice ridacchiando Giacomo Poretti, comunque padrone della scena.

Ma si fa serio quando parla del suo lavoro, cercando di inserire la sua esperienza sullo “spazio cinematografico” all’interno del vasto tema proposto nell’incontro dell’Urban Center, ovvero le relazioni fra lo spazio e l’Arte, e quest’ultima e l’architettura.   Teoricamente si poteva dire tutto e il contrario di tutto.  Giacomo Poretti, uomo di spettacolo, ha deluso prima di tutto i naif che al dolce e ambiguo suono della parola “spazio” pensano in automatico alle infinite distese di prati fioriti del selvaggio west o all’eterna steppa russa.  “Dalla mia prospettiva artistica lo spazio ideale per i comici è il minor spazio possibile, perché innanzitutto faccio parte di un gruppo di comici e quindi l’ideale è che il pubblico ci veda inquadrati sempre insieme così da essere concentrati sulle nostre persone, sulla nostra vis comica, sulla nostra mimica”, ragiona Giacomo, confermando l’affiatamento e l’inscindibilità artistica con il resto del Trio.  “Il comico non ha l’obbligo dell’estetica, ma ha la necessità del contatto fisico nel suo spazio claustrofobico, così funziona per noi”.  E a documentare quanto dichiarato partivano spezzoni di film mitici del Trio in cui veniva rivelata quella che fino ad allora appariva una sintassi teorica un po’ nebulosa: è nelle situazioni corali con inquadrature “totali” (come le chiama Giacomo Poretti, intendendo piani sequenza in cui sono ripresi tutti i componenti del Trio, senza primi piani) che il gruppo comico dà il meglio di sé, poiché solo in questo modo il pubblico può apprezzare la loro dialettica comica collettiva e cogliere così le reazioni, le sfumature e il linguaggio del corpo di ciascuno in relazione agli altri.  Sarebbe l’insieme quindi a contare, “come per gli architetti, che quando debbono costruire una casa non si concentrano su un particolare, sulla cucina o sul soggiorno per esempio, ma privilegiano l’equilibrio della totalità”; una totalità che per Giacomo si palesa attraverso un’attività artistica quasi ventennale con i suoi compari del Trio, fra teatro, cinema e televisione.  A margine dello spassoso intervento di Giacomo Poretti, teso volontariamente o meno a calmierare la seriosità accademica del corso, un po’ di auto-pubblicità: proiettato infatti uno spezzone di première sul backstage dell’ultimo e sicuro blockbuster del trio milanese “La Banda dei Babbi Natale” (in uscita, appunto, durante il prossimo periodo natalizio). 
L’intervento dell’istrionico attore è stato preceduto da quello dall’architetto-fotografo Federico Brunetti, docente (e moderatore del dibattito) al Politecnico di Milano e esperto in rappresentazioni visive, mentre Giovanna Bozzolo ha concluso la conferenza discutendo dello “spazio del palcoscenico”.  Quest’ultima relatrice ha incuriosito i presenti con il suo particolare curriculum che l’ha portata, dopo la laurea in Architettura, a diventare attrice teatrale. 
Un confronto, dunque, sulle sinergie fra arte e architettura in cui emergeva che, se per l’architettura “lo spazio” è da creare e da razionalizzare, per la fotografia viene pietrificato con gli scatti, mentre per il cinema e il teatro è un ambito immateriale da vivere: questo perché, per l’artista, lo spazio materiale non è fondamentale, solo la fantasia e la creatività contano davvero.    
Gli incontri in notturna con le Night Conferences di “Arte e Architettura”, nel quadro del corso estivo del Politecnico, continuano il 14 settembre: in quell’occasione ci saranno Aldo Grasso, Andrea Crisanti e Giovanni Chiaramonte, con la partecipazione di Marco Bellocchio, a discutere di “City and Image”. 
 

 
Voci correlate:
  • Giacomo Poretti
  • Summer school
  • Commenti:



    INSERISCI COMMENTO:

    *nome:
    *e-mail:

    titolo:

    descrizione (max.255 caratteri):

      Accetto le clausole realtive al trattamento dei dati personali.





    PiacenzaSera è una testata giornalistica registrata presso il tribunale di Piacenza (N° 644 con decreto di iscrizione del 27/07/2007)
    Edita da Codex10 - Società Cooperativa - P.IVA 01443570336 - Soluzioni internet realizzate da GeDInfo - Società Cooperativa.
    Per informazioni su come inserire la tua pubblicità su www.piacenzasera.it invia un'email a commerciale@piacenzasera.it