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Piccole imprese, crescono gli ordini ma meno investimenti

"I primi sei mesi del 2010 hanno sostanzialmente confermato le previsioni che avevamo fatto ad inizio anno: l’Emilia Romagna non è ancora uscita dalla crisi. Naturalmente ci sono imprese che, bontà loro, si trovano nella fortunata condizione di evadere ordini e gestire aumenti del fatturato. Purtroppo, però, sono una minoranza”. Commenta così il presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli i risultati emersi dall’indagine congiunturale su artigianato e piccola impresa realizzata dal Centro Studi Sintesi per la Confartigianato regionale attraverso i dati raccolti da 900 imprese con meno di 20 dipendenti.

I primi sei mesi del 2010 sono stati caratterizzati da andamenti negativi per tutti i principali indicatori produzione, domanda, fatturato, export ed investimenti: la produzione è calata dell’1,8% rispetto al semestre precedente e dell’1,9 su base annua. Più ottimistiche le previsioni per la seconda metà del 2010, che parlano di una crescita dello 0,8%.  Per quanto riguarda il volume d’affari si registra una perdita dell’1,7%, confermata su base annua (-1,8%). Per i prossimi mesi si prevede una leggera prevalenza di andamenti positivi che potrebbe produrre un incremento pari a +0,4%.

Prosegue il trend negativo anche relativamente al mercato del lavoro: il saldo è sfavorevole (-4,9), con ulteriori fuoriuscite di personale (-0,5%) che saranno possibili nel secondo semestre.  Gli andamenti negativi rilevati nella prima parte del 2010 non favoriscono la propensione ad investire, che nel corso del primo semestre si mantiene bassa ed in linea a quella registrata alla fine del 2009 (14,3%). 

Crescono invece le esportazioni che presentano un significativo incremento (+1,5%), in controtendenza rispetto al trend negativo del semestre precedente (-2,5%). Anche considerando la dinamica tendenziale si rileva un consistente progresso (+3,5%) e per i prossimi sei mesi si attende una variazione intorno ai tre punti percentuali.

Fra le singole province, Piacenza si è distinta positivamente insieme a Bologna in relazione alla produzione / domanda, al fatturato, agli ordini e anche all’occupazione (saldi +11,5, +5,6, +19,9 e +1,7). Solo la quota di aziende investitrici è minore: 6% contro il 12,2% del semestre precedente. In termini tendenziali i saldi positivi registrati per produzione/domanda e fatturato confermano il progresso della nostra provincia, anche se per gli ordini e l’occupazione si evidenziano ancora tendenze negative. Per il prossimo semestre si prevede una situazione di sostanziale equilibrio per tutti gli indicatori economici, con l’unica eccezione degli ordini (+14,3); ci si attende una certa stabilità anche per quanto riguarda la propensione ad investire che si manterrà dunque bassa (1,2% investimenti programmati e 5,8% investimenti possibili).

Guardando le altre province, si confermano stabili gli andamenti di Modena e Parma, restano invece negative Ferrara, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Ravenna e Rimini.

 

 
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