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Volontariato Giustizia: "Carceri, in Emilia situazione disastrosa"

Lettera aperta alle Autorità locali del Volontariato Giustizia dell’Emilia Romagna

Il Volontariato Giustizia dell’Emilia Romagna segnala alla Vostra attenzione la disastrosa situazione di sovraffollamento delle carceri della nostra regione con la presenza di 4.508 detenuti (4.345 uomini e 163 donne) a fronte di una ricettività massima consentita pari a 2.393 (2.273 uomini e 120 donne), per un indice di sovraffollamento pari all'88%, il più alto in Italia che vanifica ogni tentativo di pena utile e viola in modo pesante i diritti delle persone recluse, rendendo molto complicato anche il lavoro degli operatori.
Chiede a tutti voi un gesto di responsabile attenzione a un problema che cresce di giorno in giorno e non lascia intravedere né possibili sbocchi immediati e né ragionevoli prospettive future.

Siamo molto preoccupati della situazione ci sentiamo impotenti come cittadini e come esseri umani.
Abbiamo letto con attenzione il recentissimo intervento del Comitato Nazionale per la Bioetica nel cui contenuto ci riconosciamo integralmente e che riproduciamo di seguito.

Nell’immediato proponiamo di sollecitare il Governo affinché recuperi in tempi brevi la proposta del Ministro Alfano che apriva qualche possibilità di uscita per chi è molto vicino al fine pena e di promuovere una maggiore applicazione delle misure alternative che sembrano essere troppo dimenticate.

Poniamo infine alla riflessione Vostra e di tutti i liberi cittadini le recenti leggi che hanno originato la follia del sovraffollamento.
Contiamo sulla Vostra attenzione e sul Vostro impegno.


Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica: troppi suicidi in carcere, occorre un piano di prevenzione
Nella seduta del 25 giugno 2010 il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha approvato il parere dal titolo “Il suicidio in carcere Orientamenti bioetici”, nato da un gruppo di lavoro coordinato dalla prof. Grazia Zuffa. Il Cnb raccomanda alle autorità competenti di predisporre un piano d'azione nazionale per la prevenzione dei suicidi in carcere, secondo le linee indicate dagli organismi europei.
Il suicidio in carcere: orientamenti bioetici
Il Cnb ritiene che l’alto tasso di suicidi della popolazione carceraria, di gran lunga superiore a quello della popolazione generale, sia un problema di considerevole rilevanza etica e sociale, aggravato dalle presenti condizioni di marcato sovraffollamento degli istituti e di elevato ricorso alla incarcerazione. La recrudescenza di questo tragico fenomeno nel corso del 2009 e nei primi mesi del 2010 rende ancora più urgente richiamare su di esso l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica.
Anche se l’atto di togliersi la vita contiene una irriducibile componente di responsabilità individuale, la responsabilità collettiva è chiamata in causa per rimuovere tutte quelle situazioni legate alla detenzione che, al di là del disagio insopprimibile della perdita della libertà, possano favorire o far precipitare la decisione di togliersi la vita.
Il richiamo alla responsabilità sociale è rafforzato dalla considerazione della particolare vulnerabilità bio-psico-sociale della popolazione carceraria rispetto a quella generale (i detenuti sono più giovani, più affetti da malattie, più poveri, meno integrati socialmente e culturalmente). Ne deriva il preciso dovere morale a “garantire un ambiente carcerario che rispetti le persone e lasci aperta una prospettiva di speranza e un orizzonte di sviluppo della soggettività in un percorso di reintegrazione sociale”; ma prima ancora a riconsiderare criticamente le politiche penali che siano di per sé causa di sovraffollamento, poiché così facendo si pongono direttamente in contrasto col principio di umanità delle pene.
Il Comitato si è chiesto se il carcere, per come è oggi, rispetti il principio secondo cui la detenzione possa sospendere unicamente il diritto alla libertà, senza annullare gli altri diritti fondamentali (come quello alla salute, alla risocializzazione e a scontare una pena che non mortifichi la dignità umana): rilevando che in molti casi esiste una contraddizione fra l’esercizio di questi diritti e una pratica di detenzione che costringe le persone alla regressione, all’assenza di scopo, in certi casi perfino a subire violenza.
Il Cnb raccomanda alle autorità competenti di predisporre un piano d’azione nazionale per la prevenzione dei suicidi in carcere, secondo le linee indicate dagli organismi europei. Il piano dovrebbe prevedere indirizzi:
- per lo sviluppo di un sistema delle pene più aderente ai principi costituzionali (nuove normative per l’introduzione di pene principali non detentive e l’applicazione piena delle norme già esistenti che permettono alternative al carcere, come quelle per i tossicodipendenti);
- per una maggiore trasparenza delle regole interne al carcere e per una maggiore personalizzazione del trattamento, contrastando le pratiche “deresponsabilizzanti” e “infantilizzanti” che riducono all’impotenza e umiliano le persone detenute;
- per una prevenzione specifica non tanto rivolta alla selezione dei soggetti a rischio suicidiario, quanto alla tempestiva individuazione e intervento sulle situazioni a rischio in grado di travalicare la “soglia di resistenza” delle persone (quali l’impatto psicologico dell’arresto, il trauma dell’incarcerazione etc.)
- per lo sviluppo del monitoraggio e della ricerca intorno al fenomeno e per la formazione specifica degli operatori a partire dall’esame dei singoli casi di suicidio.

 

 
Voci correlate:
  • carceri
  • emilia romagna
  • volontariato giustizia
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