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Epifania, in Duomo la messa in costume dopo il corteo FOTO e VIDEO
   

Una suggestiva funzione quella celebrata in Cattedrale in occasione dell'Epifania. La messa, celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio è stata preceduta dal corteo dei figuranti in costume provenienti dal presepe vivente allestito ogni anno a Rivalta. In cattedrale, dopo la sfilata in via XX settembre, sono così i giunti i Re Magi ma anche i soldati palestinesi e i centurioni romani che si sono disposti sullo scalone che conduce all'altare.  

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L'omelia del vescovo: "Epifania, festa della luce"

 

Carissimi fratelli, carissime sorelle,
l’Epifania è la festa del manifestazione di Gesù: il bambino nato a Betlemme è il Salvatore di tutta l’umanità. La sua rivelazione non è solo per il popolo d’Israele, ma è rivolta e destinata a tutte le “genti”, anche ai pagani. Ed è bello che questa verità ci venga annunciata proprio dal Vangelo secondo Matteo, che, come sappiamo, è molto radicato nell’ambiente giudaico. In quel bambino che viene alla luce da Maria, figlia di Israele e che è nato a Betlemme, città di Davide, si manifesta “il mistero della grazia di Dio”, come dice l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini (seconda lettura). Si manifesta cioè la salvezza di Dio anche per le “genti”, per tutti i popoli della terra: in Gesù Cristo la promessa di Dio fatta ad Abramo e alla sua discendenza è estesa a tutti. E la promessa di Dio è la sua stessa vita divina che viene donata a noi grazie al Figlio nato per tutti noi. Tutti i popoli, afferma ancora san Paolo, “sono chiamati, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità”, a partecipare alla stessa vita di grazia e di camminare così, come un solo popolo, verso la salvezza.  

L’Epifania è la festa della luce che illumina. Gesù è luce, e la luce illumina, rischiara, rivela. Nel mistero del Natale, la luce di Cristo si irradia sulla terra: la sua presenza illumina Maria e Giuseppe, illumina i pastori, e arriva ad illuminare anche i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani.

L‘Epifania di Gesù è manifestazione del suo essere “luce delle genti e gloria d’Israele” (Lc 2,32), “luce di vita” (Gv 8,12), “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La luce è intimamente collegata alla vita, come le tenebre alla morte. “In lui”, nel Verbo che si è fatto carne,  “era la vita e la vita era la luce degli uomini” ( Gv 1,4).

La luce di Gesù è la vita stessa di Dio e chi si lascia illuminare, chi lo accoglie e lo segue, entra nella vita luminosa, ossia divina, partecipando già, come figlio della luce, della vita di Dio.

Si compie così l’annuncio profetico ascoltato nella prima lettura: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te … Su di te risplende il Signore, cammineranno le genti alla tua luce” (Is 60,1-3). L’invito ad alzarsi e a rivestirsi di luce è rivolto a Gerusalemme, ma la luce è per tutti, perché sia illuminato il cammino di tutte le genti.
Cari fedeli, quel bambino nato a Betlemme non è ancora in gradi di parlare, ma è come se avesse già detto tutto. Per il solo fatto di nascere e di essere in mezzo a noi, egli è già ‘epifania’, manifestazione che illumina la storia dei secoli già passati e di quelli che devono ancora venire: la sua luce offre a tutti la direzione di marcia e il senso della vita, la luce del suo volto dona a tutti gli uomini un volto nuovo su cui brilla la gloria di Dio.
La presenza luminosa di quel bambino è un miracolo continuo che smentisce anche le più pesanti oscurità e ci libera dal non-senso di chi vive, a volte consapevolmente, nell’oscurità. Lo sguardo limpido e illuminato di quel bambino ci scuote dall’indifferenza, dalla chiusura, dal cinismo, dall’egoismo e ci dona uno sguardo che sa vedere in profondità l’azione di salvezza di Dio e un cuore che sa amare. Perché la luce di quel bambino è la luce dell’amore, amore obbediente al Padre fino al dono della sua vita e amore misericordioso per gli uomini, amati fino alla morte di croce.
 

L’Epifania è la festa della fede. Nel suo aspetto originario, sorgivo, la fede è dono di Dio che si svela e si dona, è luce che illumina, è grazia che suscita ammirazione e gratitudine. A tutti è offerto il dono di ‘conoscere’ Gesù, il Salvatore: egli è il “mistero” da conoscere e da adorare, è la piena rivelazione di Dio che opera la salvezza nella storia.
Ma l’Epifania è festa della fede anche nel suo aspetto esistenziale ed antropologico: i Magi sono il simbolo dell’uomo che ricerca, dei popoli che sono in pellegrinaggio alla ricerca del volto di Dio, alla ricerca della salvezza.
C’è una profonda verità nel camminare dell’uomo. È entusiasmante questa ricerca inesausta dell’uomo, questo suo cercare il volto di Dio e il suo vero volto.
La festa dell’Epifania ci ricorda che il pellegrinaggio umano non è vano o inutile. Perché parte da ciò che noi siamo, dal riconoscimento del nostro bisogno umano che ci spinge a cercare. E poi perché il pellegrinaggio ha una meta: l’incontro con Dio che si è fatto pellegrino per venire fino a noi. Gesù Cristo è il punto di arrivo di questo pellegrinaggio, quello di Dio verso noi e quello di tutti noi, di tutti i popoli verso Dio.
La ricerca dell’uomo, se sincera, se aperta al mistero, è illuminata dalla luce della stella, come è stato illuminata dalla stella il pellegrinaggio dei Magi: il desiderio dell’uomo di arrivare al volto di Dio corrisponde alla volontà di Dio di svelare a noi il suo mistero donandosi a noi come Padre misericordioso.
 
L’Epifania è la festa della Chiesa missionaria. Contemplando il volto luminoso di quel bambino nato a Betlemme, nasce nel nostro cuore il desiderio di donare a tutti la gioia di quello sguardo. Occorre aiutare a compiere il percorso dei Magi che si mettono alla ricerca, ‘vedono’ il bambino povero e fragile, lo riconoscono Salvatore degli uomini e del mondo: e poi “lo adorarono e gli offrirono oro, incenso e mirra”. Credere è cercare, è vedere, è adorare, è donare, anzi donarsi. Riconoscendo in quel bambino il Salvatore, siamo resi capaci di riconoscerlo presente nel volto di ogni uomo, in particolare nel volto dei poveri e degli emarginati.

Non possiamo dimenticare, proprio in questa festa dell’Epifania, i trentasette missionari cattolici morti a causa della loro fede, del loro essere missionari del Vangelo di Gesù, come l’agenzia Fides ha ricordato in questi giorni. La forza della testimonianza di questi missionari, ‘martiri’ per il loro impegno di comunicare e di vivere l’amore di Dio in Cristo, ci attesta che un altro mondo è possibile, un mondo di carità e di verità, più luminoso di ogni tenebra.

Carissimi fedeli, la luce dell’Epifania illumini lo sguardo e il cammino di tutti gli uomini. A tutti sia svelato il grande mistero della grazia: il destino di ogni persona e di ogni popolo è quello di partecipare in Cristo Gesù al compimento della promessa di Dio che è luce, vita e salvezza. Amen.
 

 
Voci correlate:
  • cattedrale
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