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Ermanno Mariani in libreria col "secondo delitto" del fascismo

Una carriera da capo-squadrista ai tempi dell’ascesa del fascismo e in seguito podestà di Piacenza con la fama di “eretico” rispetto al regime. E un libro inchiesta fresco di stampa, che getta una luce nuova sugli avvenimenti dei primi foschi anni venti che lo riguardarono assai da vicino, compreso un delitto dalle tinte cariche della contrapposizione politica mai veramente risolto. Gli ingredienti ci sono tutti per riaccendere l’interesse attorno alla figura di Bernardo Barbiellini Amidei, controverso “ras” del fascismo piacentino, nonché padre dell’illustre giornalista Gaspare. Così ha pensato anche la casa editrice Hobby & Work che ha chiesto al giornalista e scrittore, nonchè nostro redattore, Ermanno Mariani, di rimettere mano al suo “L’ombra del ras” di qualche anno fa per riproporlo arricchito di un capitolo col titolo "Il secondo delitto", con la prefazione dell'illustre storico Mimmo Franzinelli. Dunque il secondo delitto più grave del regime fascista dopo quello di Giacomo Matteotti. La presentazione del libro appena uscito in libreria si terrà stasera nella cornice dei venerdì piacentini.

Mariani compie una scrupolosa ricostruzione storica di un assassinio avvenuto nell’autunno del 1924, di cui Barbiellini fu accusato di essere mandante. Al nostro collega va il merito di aver tratto alla luce dagli archivi le carte di quel complesso intrigo giudiziario: il libro apre uno spaccato inedito di storia del fascismo provinciale, da cui emerge un sottobosco popolato di truci manganellatori e di piccoli funzionari di partito senza scrupoli. Al centro del volume il cosiddetto “affare Lertua”, il caso processuale (e politico) più clamoroso che Piacenza abbia conosciuto nel Novecento. Nella notte del 6 ottobre 1924 l'ex squadrista fascista Ercole Lertua fu ritrovato morente, col cranio sfondato, in una cascina appena fuori città. Un omicidio che il quotidiano fascista di Piacenza “La Scure” presentò dapprima come delitto passionale, ma che nelle mani del giudice istruttore assunse la fisionomia di un delitto politico. Antonio Ronchetti, uno degli imputati per il delitto Lertua, indicò il mandante dell'aggressione nell'allora deputato Barbiellini, nei cui confronti fu chiesta l'autorizzazione a procedere. Ma la vicenda giudiziaria si concluse con un proscioglimento per il “ras” in istruttoria, quando Ronchetti ritrattò le accuse. Al processo destarono sensazione testimonianze come quelle dell'ex deputato liberale Giovanni Pallastrelli (senatore Dc nel dopoguerra), secondo cui Lertua, da “fascista dissidente”, gli avrebbe manifestato poco prima di morire l'intenzione di fare rivelazioni scottanti su una serie di delitti fascisti degli anni 1919-22, nei quali il ruolo giocato dal capo-squadrista Barbiellini sarebbe stato essenziale. Il libro non si stanca di scavare nel passato, attraverso una fitta rete di testimonianze, la raccolta di dati e fatti utili a circoscrivere il contesto storico di questo delitto di sangue. Come la singolare congiuntura temporale in cui si svolse l'istruttoria: nella seconda metà del 1924, quando per l'indignazione dell'opinione pubblica dopo la scoperta del delitto Matteotti il governo di Mussolini sembrava seriamente traballare, polizia e magistratura godettero di una libertà che, nei 20 anni successivi, non conobbero più.

 

 

 
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  • Ermanno Mariani
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