Prosegue la nostra inchiesta nel mondo della comunita' latina di Piacenza
La comunità latinoamericana, come la maggior parte delle comunità straniere in città, fornisce la manodopera per il settore edilizio, per le fabbriche, per i lavori stagionali nel settore agricolo. E come in ogni comunità straniera anche i latinos hanno i loro “caporali”.
”Per 7 anni ho lavorato incessantemente in tutta la provincia di Piacenza come muratore e imbianchino per 8 euro l’ora: un paesano ci reclutava giorno per giorno e ci portava nei cantieri” confida l’ecuadoriano Javier, giunto 12 anni fa in città. Lavoro nero, sfruttamento da parte dei locali o dei compatrioti, stipendi mai percepiti o giunti in ritardo, minacce di denuncia per clandestinità, anche i latinos come gli altri migranti di Piacenza hanno subito la stessa trafila di ingiustizie, man mano che le leggi sull’immigrazione li rendevano più ricattabili. “Con la legge Bossi-Fini abbiamo raggiunto il punto più basso della discriminazione statale nei confronti degli immigrati: se perdi il lavoro rischi dopo sei mesi di (ri)diventare clandestino. Senza tener conto dei ritardi nei rinnovi dei permessi di soggiorno” sostiene con lucido rammarico Pedrito, laureato in sociologia all’Università di Ayacucho, lo stesso ateneo in cui nacque uno dei movimenti più longevi nella storia mondiale del bandarmatismo: Sendero Luminoso. “Non ho seguito i corsi di Abimael Reynoso Guzman (n.d.r. professore di sociologia e fondatore della formazione armata), ero ancora a scuola quando Sendero mise le prime bombe”, taglia corto Pedrito.
Questo per quanto riguarda la popolazione maschile. Le donne, invece, sono prevalentemente impiegate nell’assistenza agli anziani.
Per il lavoro che fanno, le donne latine hanno un punto d’osservazione privilegiato sul nostro rapporto con gli anziani, e per esteso, sulle relazioni fra generazioni in Italia. I giudizi non sono teneri e rivelano una concezione della famiglia molto tradizionalista. “Nel mio paese, é un disonore affidare i propri genitori a un ospizio, é considerata un’offesa al sentire comune” dice la peruviana Haydee spiegando le caratteristiche di nuclei familiari estesi sotto lo stesso tetto. "Quando sono partita alla volta di Piacenza, abitavo con i miei genitori, i miei tre fratelli, i miei nonni e al piano terra abitavano i miei due zii con le loro famiglie“ conferma la connazionale Marta, molto critica nei confronti del nostro rapporto con gli anziani. "Molti piacentini credono di aver la coscienza a posto quando possono permettersi di assumere una badante per i propri genitori anziani, evitando di affidarli all’ospizio. Ma poi non vengono mai a trovarli, li dimenticano: se non ci fossimo noi questi anziani sarebbero lasciati a se stessi, in condizioni igieniche tremende". Tuttavia non si tratta di mostri senza scrupoli: ”Ho fatto la badante per oltre dieci anni – prosegue Marta - la maggior parte dei datori di lavoro é stata onesta nei miei confronti”.
Chi la pensa diversamente é Julia, cuoca del Tropico Latino, con un lungo trascorso da badante. "Ho assistito un pover’uomo per cinque anni, era malato e molto anziano, i figli non venivano mai a trovarlo. Ad un certo punto mi sono convinta che volessero lasciarlo morire. Quando minacciai di denunciarli mi licenziarono. Rimasi sei mesi con lui senza stipendio solo per stargli vicino. Poi un giorno arrivò la polizia e quasi mi arrestarono, me ne dovetti andare da quella casa: dopo sei mesi il signore che accudivo é deceduto”. Storie di ordinaria indifferenza nei confronti degli anziani sono ricorrenti fra i migranti latini.
Fra le donne latine che non fanno le badanti c’é Alexandra, una giovane mamma ecuadoriana di Arenillas, giunta otto anni fa a Piacenza, di cui due passati senza permesso di soggiorno. Gestisce insieme al marito John, anch’egli ecuadoriano, l’unica Picanteria (tavola calda di cucina latina) della città: il Galapagos, in via Scalabrini. “Ho aperto il locale nel maggio del 2009, grazie ai miei risparmi e ai prestiti bancari, ma gli affari non vanno bene, ho dovuto rinunciare ad assumere collaboratori perché sono in difficoltà”. Una crisi economica che Alexandra sente e vive in prima persona: "Ci sono troppe tasse per le attività commerciali, inoltre la gente non ha soldi in questo periodo e non mangia più fuori casa". Nel locale si possono assaggiare piatti tipici della tradizione ecuadoriana-peruviana come l’encevollado, un tipo di zuppa di tonno al pomodoro e cipolla, preparato con succo di limone, oppure il seviche, sorta di sushi peruviano, ovvero platessa cruda fatta marinare per almeno 4 ore in una salsa di lime al peperoncino e cipolla. Gusti forti e pochi avventori locali: ”Non si fidano dei nuovi sapori, é anche vero che avete una grande tradizione culinaria, ma gli unici clienti italiani che vengono da noi sono i meridionali”, precisa Alexandra. Di Africani, Indiani o Balcanici nemmeno l’ombra: ”Loro sono ancora più reticenti a mangiare i nostri piatti, poi c’é la questione del maiale”, conclude Alexandra.
Ma chi fa un lavoro sui generis sono gli ecuadoriani Franklin e Ruben. Probabilmente i lavoratori più "rock and roll" fra i migranti latini. Di giorno factotum del cinema porno, di sera Franklin diventa dj nei locali della zona. “Aggiusto anche computer, mentre prima lavoravo in un azienda edile ma non mi hanno rinnovato il contratto così ora mi arrangio”, dice Franklin, da nove anni in Italia, sposato con una connazionale e padre da tre anni di Alessia. “A Piacenza non ci sono problemi di sicurezza, c’e’ il problema di quattro scalmanati che bevono alcol e ci scappa che si picchino. Ma come si fa a generalizzare? Inoltre sarebbe così semplice evitare certi episodi: basta vietare di bere per le strade”. Con Franklin si riesce ad avere una prospettiva diversa della comunità ecuadoriana a Piacenza, differente dalle storie latine mainstream della città. ”Fino a qualche anno fa c’erano molte risse fra le due comunità, adesso gli ecuadoriani quando escono alla sera scelgono un posto in cui andare, non vivono più i loro quartieri”. Ed é vero che la condivisione degli spazi, in via Roma per esempio, registra oggi una schiacciante maggioranza di popolazione magrebina rispetto alle altre comunità. Buona memoria storica del lato oscuro dei latinos in città, Franklin, é, come molti personaggi “della notte”, uno che conosce le persone giuste. E sarà lui che consentirà a PiacenzaSera di parlare con un “Latin King” pentito.
(3 - Continua)