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Mille posti di lavoro per i disabili in 5 anni
  

Molto positivi i dati relativi all'inserimento lavorativo disabili forniti dall'assessore provinciale al Lavoro Fernando Tribi al secondo seminario, svoltosi in Cattolica, del ciclo sul lavoro promosso da Provincia e Ateneo ospitante per fare un bilancio, a dieci anni dall'approvazione, della legge in materia, la n. 68 del 1999.
Il 2005, ha osservato Tribi, è stato l'anno cruciale nel cambio di passo delle politiche della Provincia: l’evidenza assegnata al problema ha reso l’ufficio per il collocamento mirato un punto di riferimento stabile, per competenza ed efficacia.
I lavoratori disabili collocati nel quinquennio di competenza di questa Amministrazione provinciale (2004 – 2009) sono oltre 1000. Un risultato importante, che non esaurisce i problemi, ma che mette in rilievo la qualità dell’intervento. La media di assunzioni annue nei cinque anni di mandato di questa Amministrazione è di 200 (+100%).
Le assunzioni a tempo indeterminato sono il 40% (ben superiore al 30% dei cosiddetti lavoratori normodotati), e l'indice di stabilizzazione dei contratti a tempo determinato è superiore al 50%. Un dato positivo, che dimostra come l’incrocio MIRATO domanda/offerta funzioni, con reciproca soddisfazione impresa/lavoratore. Per far assumere disabili la Provincia ha assegnato in questi ultimi anni alle aziende quasi 5 milioni di euro.
Da segnalare una novità nelle ripartizioni regionali di fondi: Piacenza, che normalmente riceve  una quota tra 5 e il 6% ( la quota proporzionale a popolazione e territorio), tocca negli ultimi anni una media tra il 13 e il 14 %. E' un riconoscimento alla nostra capacità di avviare al lavoro i soggetti più deboli, quelli con maggiore percentuale di invalidità.
La Provincia ha realizzato 34 corsi, formando circa 400 soggetti e investendo oltre un milione e mezzo di euro. Si punta sulla formazione specializzata. “Conosciamo le scoperture, i profili professionali di cui hanno bisogno le aziende – ha detto Tribi -, attiviamo di conseguenza i corsi mirati a questi profili. Occorre però una consapevolezza maggiore anche da parte dei soggetti disabili. Ad esempio, abbiamo attivato percorsi formativi specifici per il settore della logistica per una ventina di lavoratori disabili. Le iscrizioni ai corsi, raccolte con fatica, ci sono state, ma dopo poche lezioni i partecipanti si contavano sulle dita di una mano. Questo non deve ripetersi”.
Tribi ha poi chiarito i motivi per i quali tornano a Piacenza meno fondi di quanti ne versano le aziende che pagano il contributo anziché assumere. “Nel 2008 queste imprese hanno pagato circa 390.000 euro (il costo di una cinquantina di mancate assunzioni), e a noi ne tornano – per incentivare le assunzioni – 240.000. Questo accade perché i criteri di riparto regionale tengono conto della percentuale di lavoratori disabili in cerca di lavoro e della percentuale delle scoperture, ed entrambi questi dati a Piacenza sono molto più bassi che nel resto della Regione. E' una penalizzazione che è frutto del buon lavoro svolto”.
Le aziende che presentano scoperture si sono ridotte, dal 2004 ad oggi, da circa 200 a poche decine, e si sono ridotte notevolmente anche le aziende che scelgono di pagare il contributo piuttosto che assumere (nel 2004 riempivano 8 fogli di un elenco redatto in caratteri minuscoli, oggi non arriviamo a mezza pagina).
“E’ cresciuta la consapevolezza, è cresciuta la nostra iniziativa, ma è ancora tanto il lavoro da fare – ha concluso Tribi -; possiamo migliorare, partendo da quanto fatto finora.
Se tutte le aziende piacentine che presentano scoperture decidessero di non pagare il contributo ma di assumere, se tutti gli enti pubblici si mettessero immediatamente in regola, non riusciremmo lo stesso ad esaurire le legittime richieste di lavoro dei soggetti disabili (il nostro sistema è fatto di tante piccole imprese non obbligate all’assunzione, di imprese con lavorazioni particolari che sono esonerate, e poi tanti sono stati avviati proprio in questi anni).
Occorre perciò che il sistema si faccia carico di coloro che presentano difficoltà insormontabili per un avviamento al lavoro. La Provincia rilancia i propri sforzi e non demorde dagli obiettivi, utilizzando tutti gli strumenti necessari affinché il diritto al lavoro costituzionalmente garantito sia pienamente esigibile per tutti i disabili disponibili e anche per questa via rafforzare la qualità della vita, la coesione sociale, un’idea forte di comunità solidale nel nostro territorio”.

Sui servizi provinciali che si occupano di collocamento mirato si è soffernata Matiangela Zilocchi, responsabile dell'Unità operativa Politiche del lavoro e Servizi per l'impiego della Provincia.
La Provincia fornisce al lavoratore un servizio di accoglienza, informazione, colloqui di orientamento, preselezione e accompagnamento al lavoro. Il datore di lavoro viene contattato ed invitato ad un incontro durante il quale viene esaminata la situazione occupazionale, vengono acquisite notizie su organizzazione del lavoro e posizioni disponibili. Alle aziende viene anche offerto il servizio di incrocio domanda offerta, con un operatore che si reca direttamente in azienda ed è in grado di valutare il contesto, analizzare i posti di lavoro. Ecc. L’ufficio, poi, è a disposizione del datore di lavoro per ogni possibile necessità. Da ultimo vi è l’azione informativa sulle opportunità di accedere agli incentivi nazionali/regionali e provinciali. A livello di finanziamenti, sono a disposizione due fondi, quello nazionale e quello regionale.
Per quanto riguarda il fondo nazionale, si tratta di incentivi all’assunzione, erogati in conto capitale e solo per le assunzioni a tempo indeterminato. Con il fondo nazionale dal 2000 al 2007 abbiamo supportato l’inserimento al lavoro di 489 disabili, con un risparmio contributivo per le aziende  pari a 3.530.000 euro. Per il 2008 i fondi non sono ancora stati quantificati, sono state finora  presentate 63 domande (i termini di presentazione scadono il 31 marzo prossimo).
Per quanto riguarda il fondo regionale, per il 2008 sono stati stanziati 240.000 euro e sono in corso di istruttoria 90 domande, che riguardano contributi per il tutoraggio e supporto all’inserimento professionale.


Tutti i relatori del seminario hanno sostanzialmente convenuto sulla validità della legge, che svolge tuttora una sua funzione sostanziale nel favorire l'accesso al lavoro delle persone disabili.
Per Carlo Stelluti, che fu uno dei relatori del provvedimento alla Camera dei Deputati, la validità della legge è testimoniata dalle moltissime assunzioni che ha favorito e che favorisce su tutto il territorio nazionale, pur tra squilibri. Oggi, tuttavia, l'inserimento lavorativo dei disabili vive le difficoltà legate alla crisi e alla flessibilizzazione del mercato del lavoro (per i disabili sono maggiori le difficoltà di adattamento a situazioni sempre nuove e più complesse rispetto al passato).  Complessivamente, però, la legge resta attuale, anche se gli incentivi che essa prevede non sono più efficaci come all'atto della sua approvazione. Le aziende vorrebbero pagare e non assumere, molti enti locali sono inadempienti (se il Comune di Milano si attenesse alla normativa, ha detto Stelluti, esaurirebbe da solo la lista dei disabili milanesi che vogliono lavorare). E' auspicabile che eventuali aggiustamenti, necessari, contribuiscano ad affermare ulteriormente il diritto al lavoro dei cittadini disabili.
Pietro Checcucci, dell'area ricerche sui sistemi del lavoro dell'ISFOL, ha fornito dati statistici sulla realtà della legge negli ultimi due anni: i mercati del lavoro più dinamici, quelli centro settentrionali, hanno una proporzione tra disabili disponibili al lavoro ed effettivamente assunti più virtuosa rispetto al Mezzogiorno. Al Sud, invece, ci sono più iscritti alle liste e e più disabili disponibili al lavoro.
Anche per Pier Antonio Varesi, docente di legislazione del Lavoro all'Università Cattolica e coordinatore del ciclo di seminari, la legge è tuttora in grado di incidere significativamente a livello di inserimento lavorativo dei disabili, ma resta il rischio della sostanziale impossibilità di assorbire i disabili con i problemi più gravi.
L'incontro, aperto da Elena Zuffada, docente di economia aziendale e direttore del Ce.C.A.P. dell'Università Cattolica, è il secondo del ciclo sul lavoro promosso da Provincia e Università Cattolica.
Numeroso il pubblico. Da segnalare che le relazioni sono state comunicate ai sordomuti presenti in sala da traduttori in segni.
 

 
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