Meno donne con un impiego e più lavoro nero. Sono due delle conseguenze con cui l'Emilia Romagna rischia seriamente di dover fare i conti quando la crisi sarà passata. Due 'ombre' che si allungano su altrettanti settori produttivi: quello che comprende chimica (gomma, plastica, ceramiche), energia e manifatture da una parte e il tessile-abbigliamento-calzature dall'altra. La previsione è di Giordano Giovannini nella doppia veste di segretario regionale di Filcem e Filtea. L'occupazione "rosa" (che ad esempio rappresenta il 60-65% degli addetti del biomedicale e il 38% nella ceramica ed è maggioritaria nel tessile) "in questa regione rischia un duro colpo". Già ora il tasso di sostituzione delle donne al lavoro segna un arretramento. I dati della Filcem dicono che per otto uomini che vengono assunti ci sono 10 licenziamenti, mentre per le donne il rapporto è di cinque a nove. In parallelo, "intere fasce di aziende rischiano di tornare nell'illegalità". La crisi la stanno pagando già adesso e in parecchi: i precari non confermati, in primis, ma anche quanti finiscono in cassa integrazione.
Per il comparto Vetro, dopo la chiusura della bolognese Vetrosilex, si parla di "allarme per l'intero distretto" che si snoda tra Parma e Piacenza. Per la Bormioli Rocco c'è "l'ennesimo tavolo di crisi" su una cassa straordinaria, per la Bormioli Luigi una cig ordinaria per 210 addetti ogni giorno su 850; alla Cerve due stabilimenti su tre sono in cig. Tiene invece il Biomedicale, ma con il problema dell'apertura della procedura di mobilità alla Gambro (ha 850 dipendenti). Nella nautica, invece, si aggrava lo stato di insolvenza verso i creditori e gli stipendi talvolta tardano. A Piacenza fa la cassa integrazione ordinaria la Atlantis (13 settimane per 250) e se non arrivano ordini nuovi si allungherà di 4-5 settimane.
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