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Anpi e comitato giovani stasera presentano "Nazirock"
  

La sezione piacentina dell'associazione nazionale partigiani, insieme al comitato giovani "Comandante Muro", organizzano la proiezione del film - documentario "Nazirock", del regista Claudio Lazzaro. La serata si terrà stasera alle 21, alla Camera del Lavoro. Sarà presente il regista, e il giornalista Oliviero Marchesi presenterà l'incontro.

"La pellicola - ha spiegato il presidente Anpi Mario Cravedi, insieme a Michele Carini portavoce del comitato Muro - documenta gli spettacoli musicali che la destra eversiva organizza in tutta Italia. L'obiettivo dell'iniziativa è il richiamare l'attenzione su un'attività capillare di propaganda e di razzismo, non più limitabile al solo nordest. A questo proposito vorrei ricordare che i ministri della giustizia d'europa hanno condannato in modo pesante azioni razziste e xenofobe. Per i gruppi musicali come quelli presentati da "Nazirock" esisterebbero già i presupposti di condannna".

"Il quotidiano Liberà  - prosegue Cravedi - ha pubblicato una lettera che travisa completamente il significato di una proposta avanzata da Anpi per la celebrazione del 25 aprile. La nostra intenzione è quella di portare sul palco della cerimonia 2 giovani che parlino di libertà, democrazia e di ciò che significano per loro. Del resto, il nostro logo vede il passaggio del tricolore da una mano di un anziano a quella di un giovane. Questo è il senso della nostra proposta: il passaggio del testimone alle nuove generazioni. La lettera pubblicata da Libertà ne travisa il senso, e la intende come la volontà di ospitare un dibattito tra destra e Anpi. Noi riteniamo che non ci sia nulla da discutere, perchè il conto l'ha già fatto la storia. Che ha chiuso con il fascismo".

Presentate anche le prossime cerimonie commemorative: domenica 7dicembre al Passo dei Guselli (ore 9 e 45), e il 28 dicembre a Castelnuovo Fogliani, dove verrà ricordato il partigiano Tobruk.

 Il saluto di Oliviero Marchesi: 

Gli amici dell’Anpi mi hanno chiesto di fare da moderatore nell’incontro pubblico con il regista Claudio Lazzaro che, mercoledì 10 dicembre, accompagnerà la proiezione del suo film “Nazirock”, un bellissimo documentario sul mondo delle sottoculture giovanili di ispirazione neonazista in Italia. Un mondo chiuso, “nascosto” ai grandi media e poco noto a chiunque viva fuori dai suoi confini; ma anche un mondo sorprendentemente popoloso e organizzato, che ha i suoi luoghi d’incontro, i suoi riti, i suoi gruppi rock, le sue canzoni, i suoi festival, le sue piccole star. E che conta, nel nostro Paese, migliaia di adepti.
     Ringrazio i partigiani e i giovani dell’Anpi per l’invito che mi hanno rivolto, e che mi onora. E li ringrazio, soprattutto, per avere organizzato a Piacenza una proiezione di “Nazirock”, un film che tutti dovrebbero vedere ma che non è così facile vedere in pubblico, seduti in una platea di spettatori, nelle situazioni di visione “collettiva” per cui il cinema è nato e in vista delle quali ogni film viene concepito. Fin dall’inizio, “Nazirock” ha avuto vita difficile, per le allarmate reazioni dell’umanità che era ritratta nelle sue sequenze: il leader di Forza Nuova Roberto Fiore, per non citare che un esempio, ha tentato di impedirne legalmente la diffusione. E per questo, anche se “Nazirock” vive una sua vita commerciale in formato Dvd nel circuito delle librerie, le sue proiezioni pubbliche sono rare; e, per questo, tanto più meritevoli.
     Perché dicevo che “Nazirock” è un film che “tutti dovrebbero vedere”? Innanzitutto, per la qualità fondamentale che si chiede a un film: perché è bello, punto e basta. In secondo luogo, perché insegna cose scomode che non si sanno, mostra una realtà sconosciuta ai più, fa pensare e fa riflettere: ha i pregi di un’eccellente inchiesta giornalistica, e il regista Lazzaro è in effetti un giornalista passato dalla penna alla macchina da presa. Ma c’è un terzo motivo, che immagino sia quello che ha guidato la scelta dell’Anpi: la realtà che mostra, quella dei giovani neonazisti italiani e, in generale, dell’estrema destra nel nostro Paese, è una realtà preoccupante su cui non è bene chiudere gli occhi.
     Chiarisco subito che cosa intendo quando parla “realtà preoccupante”. Io non sono tra coloro che, sventolando una disposizione costituzionale presa in tempi eccezionali (c’era un Paese da ricostruire, appena uscito dalla vergogna della dittatura e dall’inferno della guerra), sostengono che “i fascisti non devono parlare”. Io sono un libertario e penso che, in un Paese libero, chiunque abbia il diritto di manifestare senza reticenze le proprie opinioni, per aberranti che siano: credo che i partigiani della nostra Resistenza, con il loro sforzo eroico e generoso, abbiano conquistato la libertà per tutti, anche per gli eredi dei loro nemici. Ma la diffusione di idee aberranti come la nostalgia del nazismo e del fascismo, anche quando è protetta dal sacro diritto alla libertà di opinione, è preoccupante in sé. E trovo ancor più preoccupante il frequente passaggio dal dire al fare, le violenze che non di rado fioriscono nell’underworld dei neonazisti (e di cui non sono mancati tristi esempi nelle cronache recenti, da Roma all’aggressione mortale di Verona). E trovo più preoccupante ancora il fatto che in Italia l’estremissima destra, invece di essere folklore da sbandati, un fenomeno culturale isolato e disprezzato dai politici “seri”, sia, a intermittenza, un interlocutore riconosciuto e blandito dalla destra “istituzionale”: penso a certe amministrazioni locali del Veneto e della Lombardia in cui personaggi provenienti da questo mondo fanno parte della maggioranza che sostiene giunte comunali del Pdl o della Lega Nord. Trovo più preoccupante di ogni altra cosa, infine, la sconvolgente ignoranza sulla storia del nazismo, del fascismo, della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah dimostrata dai ragazzi di estrema destra che Lazzaro intervista nel film. Qui non siamo alle sterili e infelici polemiche sul cosiddetto “revisionismo storico”: qui siamo di fronte a cittadini italiani che non sanno, o non vogliono credere, che Hitler, con la fattiva collaborazione dei fascisti italiani, ha sterminato milioni di ebrei inermi e di altre persone senza altre colpe che quella di appartenere a forme di umanità sgradite. Ma l’ignoranza “asociale” di questi ragazzi con la testa rapata è soltanto un’eco dell’ignoranza “borghese” di milioni di italiani – italiani che si ritengono informati e magari colti – che non negano gli orrori nazisti ma amano coltivare la favola di un Mussolini “bonario fino alle leggi razziali”: una sorta di “dottrina Abbiati” che, oltre alle violenze squadriste e agli antifascisti uccisi, ignora le centinaia di migliaia di civili che il “bonario” Mussolini fece sterminare in Libia, in Etiopia, in Jugoslavia. Quando sono gli opinionisti da TV e da caffè a dettare la linea, invece degli studi seri e rigorosi degli storici, i fatti diventano materia fluida e perdono significato: e si può negare con tranquillità l’evidenza del più grande male mai commesso nella storia. Walter Benjamin, il grande intellettuale ebreo e berlinese che dei nazisti fu vittima, disse profeticamente: «Nemmeno i morti saranno al sicuro». Iniziative come la proiezione di “Nazirock” servono a sensibilizzare le coscienze perché i morti, e anche i vivi, possano essere un po’ più al sicuro di oggi.
Oliviero Marchesi

 

 
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