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Cgil Scuola, "A Piacenza mille possono impugnare il contratto, 10mila in Emilia"

In Emilia-Romagna all'incirca 10 mila lavoratori della scuola, con determinati requisiti, potrebbero impugnare i contratti a termine per ottenerne la trasformazione in uno a tempo indeterminato. E' la stima calcolata dalla Cgil regionale che ha avviato la campagna per la vertenza contro il collegato al lavoro, per cui c'é tempo fino al 23 gennaio.

Secondo la segretaria regionale Raffaella Morsia, da Piacenza a Rimini tra docenti e personale Ata sono circa 10 mila (un terzo a Bologna) quelli che, avendo almeno tre anni di supplenze (anche non continuativi) e con un'abilitazione, potrebbero fare ricorso. Una possibilità nata sulla scia di una decisione presa nel settembre scorso dal tribunale di Siena che ha dato ragione a un lavoratore.

A Piacenza, spiega Manuela Calza, segretaria provinciale Flc Cgil, i possibili ricorrenti potrebbero essere un migliaio. "Stiamo ancora raccogliendo i dati necessari, ma possiamo dire che nella realtà piacentina diversi operatori precari della scuola possono contare non solo su tre anni di supplenze, ma anche su attività decennali - dice -. Certo, la sentenza del giudice di Siena ha aperto uno spiraglio per far valere i diritti dei lavoratori, ma il sindacato vuole che le immissioni in ruolo vengano autorizzate in base a un progetto ben definito, come propone la Flc Cgil nel piano "Operazione 100mila".

I precari che hanno i requisiti potranno mandare una raccomandata al ministero per esprimere la volontà di impugnare la cessazione del contratto. Poi avranno 270 giorni (dal 23 gennaio) per presentare il ricorso vero e proprio. La stima dei 10 mila corrisponde al numero dei posti vacanti da anni e senza titolare che, secondo la Cgil, dovrebbero essere coperti appunto dai colleghi precari, con un notevole risparmio per lo Stato. La Cgil ha infatti calcolato che ad esempio non c'é alcun risparmio nella pratica dei contratti a termine fino al 30 giugno, anziché al 31 agosto di ogni anno. Nel primo caso lo stipendio di un insegnante di scuola secondaria di primo grado ammonta a 30.286 euro, contro i 29.580 euro del secondo. La differenza è di circa 700 euro - ha chiarito Morsia - perché comunque, anche nei contratti fino al 30 giugno, bisogna pagare le ferie, il Tfr e la disoccupazione per i mesi di luglio e agosto. Da qui, la 'campagna dei 100 mila' lanciata dal sindacato a livello nazionale per chiedere altrettante assunzioni in ruolo (61 mila docenti, il resto personale Ata).
 

 
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