Grande partecipazione per la 60ima Giornata Nazionale vittime Incidenti sul lavoro, nonostante la sonnecchiante mattinata domenicale. La manifestazione organizzata dalla sezione dell’ANMIL di Piacenza , sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica ha esordito sin dalle 9.30 di domenica con un corteo, due cerimonie (una religiosa in San Francesco e l’altra civile al Sant’Ilario), la deposizione della corona d’alloro alla lapide dei caduti sul lavoro del Gotico e la consegna dei brevetti d’onore INAIL.
Presenti, fra gli altri, Giovanni Lombardo responsabile unità operativa prevenzione e sicurezza ambiente e lavoro dell’ AUSL Piacenza, Angelo Andretta direttore della sede locale dell’INAIL che ha consegnato i brevetti d’onore e il sindaco Roberto Reggi che a margine del suo intervento ha dichiarato:”Nel 2011 non taglieremo le spese ai servizi sociali”.
Un’emergenza sociale quella delle cosiddette morti bianche che la sezione locale dell’ANMIL ha voluto commemorare allestendo una bara tricolore con 1050 numeri a rappresentare gli altrettanti lavoratori deceduti nel 2009. Dall’interno del feretro risuonava un nastro registrato con la controversa frase del ministro dell’Economia Giulio Tremonti sul decreto legislativo sulla sicurezza sul lavoro 626/94: ”Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci”. Frase modificata sulla bara tricolore dell’ANMIL in “Il lusso che non possiamo permetterci è perdere ogni anno oltre 1000 lavoratori”. Una forma di protesta più che di sensibilizzazione, notata anche dai media nazionali, che mirava a scuotere le coscienze e ad arginare un fenomeno che solo l’anno scorso ha causato ben 790.000 infortunati e appunto 1050 decessi nel paese (a Piacenza: 8 morti e 6074 lavoratori feriti), senza contare le 300 “malattie professionali” e il sommerso. Fascia più colpita: gli uomini fra i 34 e i 40 anni. “La 626 non si tocca – stigmatizza il presidente provinciale ANMIL Bruno Galvani - La normativa sulla sicurezza sul lavoro in Italia è buona, il problema è che non viene applicata”. Un problema che investe molti settori produttivi e che colpisce indistintamente piccole, medie e grandi imprese:”L’emblema di questa trasversalità è il caso Thyssen Krupp “ fa notare il presidente evocando il terribile rogo del 2007 in cui persero la vita 8 lavoratori presso una succursale dell’azienda di acciaieria e siderurgia più importante d’Europa e i cui dirigenti sono oggi sotto processo a Torino per omicidio volontario.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma di lavoro si muore. “Ci siamo inventati questo allestimento shock, associandolo con il Tricolore perché la responsabilità per tali tragedie venga condivisa. Il lavoratore è l’anello debole del sistema produttivo per cui questa è innanzitutto un’iniziativa contro l’indifferenza e una certa cultura politica che in tempi di crisi invece di proteggere i lavoratori li priva dei diritti fondamentali ” spiega Bruno Galvani, lui stesso vittima di infortunio all’età di 17 anni quando per maneggiare un carrello elevatore non era necessario disporre di una patente specifica. Un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, aggravato anche dal diffuso precariato:”La crescita dell’impiego precario porta i datori di lavoro ad avere meno attenzione nei confronti delle misure di sicurezza: nessuno vuole investire sul precario”, ragiona il presidente provinciale.
Un’iniziativa riuscita che nel finale ha visto la consegna dei brevetti INAIL a 9 persone colpite da infortunio sul lavoro: Virgino Covelli, Sergio Rangognini, Paolo Rebecchi, Gianluigi Bacchetta, Giuseppe Castellana, Giovanni Catozzo, Mauro Ferrari e Carmen Montesissa hanno ricevuto da Angelo Andretta gli attestati dall’alto valore simbolico. Il nono lavoratore ha preferito rimanere anonimo.