“Ad oggi nel Governo non vi è ne l’idea né il progetto di riattivare la centrale nucleare di Caorso. Il nostro impegno prioritario è quello di completare nel più breve tempo possibile lo smantellamento e la messa in sicurezza del sito”. Ha risposto così il sottosegretario al Ministero per lo Sviluppo Economico, l'onorevole Stefano Saglia, in merito alla possibilità che nel piacentino possa essere ospitato un sito nucleare.
“Che il sito di Caorso – ha spiegato Saglia, intervenuto ad un seminario per conoscere meglio le problematiche e le potenzialità dell'energia nucleare promosso dal gruppo Giovani Industriali di Piacenza - come altri centinaia di siti, possa rientrare fra i tre idonei che entro il 2030 ospiteranno quattro reattori, è possibile, ma non dipende solo da noi”.
“Si tratta comunque di un’energia da considerarsi assolutamente sicura, per cui non è il caso di creare allarmismi – ha aggiunto – a quelle regioni che contestano il ritorno al nucleare ricordo che la corte costituzionale ha respinto i loro ricorsi, ma ribadisco che le regioni si esprimeranno comunque d’intesa con il governo sulle localizzazioni degli impianti”.
In contemporanea con l’arrivo del sottosegretario Saglia a Piacenza, Rifondazione Comunista e il Network antagonista piacentino, insieme al coordinamento antinucleare, hanno organizzato un presidio sul Pubblico Passeggio per dire no al ritorno al nucleare nel nostro paese.
“Con questo sit in rivendichiamo il rispetto della volontà popolare che con il referendum si è chiaramente espressa contro il ritorno al nucleare – ha detto il consigliere comunale del Prc Carlo Pallavicini – prima di tutto per la questione relativa alla sicurezza degli impianti, che verrebbero costruiti prendendo i soldi dalle tasche degli italiani ma i cui profitti finirebbero a dirigenti e privati; non vediamo inoltre nessuna strategia per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Bisogna compiere investimenti seri sulle energie alternative, che porterebbero un abbattimento delle bollette e un notevole risparmio in termini ambientali”.
Parole ribadite da Marco Natali del coordinamento antinucleare. “La nostra condanna del nucleare non è di tipo ideologico, ma da un punto di vista sociale e economico. Un ritorno al nucleare sarebbe un’aberrazione, si tratta di una tecnologia superata, con grandi problemi a livello di sicurezza e forti ripercussioni sulla salute dei cittadini come hanno dimostrato diversi studi scientifici. Bisogna investire in altre soluzioni, a partire dalla razionalizzazione e dal risparmio energetico”.