Tracce letterarie difficili, forse poco appetibili. Attualità assai più accessibile per la prima sfida del maturando, la prova di italiano. Abbiamo fatto due chiacchiere con Paolo Colagrande, scrittore piacentino premiato l’anno scorso per il suo “Fideg” con il Campiello Opera prima, che ha appena dato alle stampe la sua nuova fatica, “Kammerspiel” (Alet edizioni). Tema: la sua opinione in libertà sui temi della maturità 2008.
“Non è colpa dei giovani – spiega Colagrande – se gli argomenti letterari vengono snobbati, credo che sia colpa dei temi. Ad esempio, quest’anno la traccia su Montale e la sua poesia di Ossi di Seppia e quella sul diverso nella letteratura, entrambe le vedrei meglio per una tesi di laurea, che non per un tema da esame di stato. Mi pare che così si impongano livelli di approfondimento a cui gli studenti non possono arrivare. Da qui deriva il rifiuto. Un rigetto che non è per la letteratura, ma per una sfida che non è avvertita alla pari: da un lato l’alunno con le sue conoscenze scolastiche, dall’altro il docente che si misura con la sua materia d’elezione”.
“In questo senso è comprensibile che sia preferita l’attualità – continua Colagrande – perché presuppone un confronto più equo fra l’esaminato e chi è deputato a giudicare. Per scrivere di “morti bianche” o di altri problemi alla ribalta della cronaca, oggi non è neppure necessario leggere i giornali. E’ possibile ritrovarli nei contesti informativi più banali, in televisione anche nelle trasmissioni più effimere. Sollecitano quindi una riflessione più istintiva e immediata del ragazzo”.
Forse la traccia più interessante è quella legata alle nuove forme di comunicazione, come e-mail e sms. “Penso che i più esperti della materia – fa notare Colagrande – siano proprio loro, i ventenni. Sono i più formati nel disquisire di un genere che sta assurgendo a una dimensione letteraria. Ad esempio l'sms è diventato un mezzo di comunicazione di massa facilissimo da utilizzare, che ha cambiato i nostri modelli comunicativi. l'sms appartiene ad un orizzonte di pensiero debole e sotto questo profilo sarebbe molto interessante capire in che misura ci sentiamo più liberi o più ingabbiati da uno strumento del genere”. Chissà se i ventenni hanno dato una risposta a questo interrogativo, nei loro temi.
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