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Strage aerea alla Besurica, il ricordo: "La citta' non dimentica"
  

Un omaggio “da parte di una città che non dimentica” verso tre uomini che hanno perso la vita nello svolgimento del proprio lavoro, contribuendo “con un gesto di incommensurabile generosità umana, a evitare che una strage di proporzioni ancor più vaste si abbattesse sulla nostra città”.

Con queste parole il vicesindaco di Piacenza Francesco Cacciatore ha ricordato, nel quarto anniversario, le vittime della tragedia aerea avvenuta il 13 agosto 2006 a Piacenza, quando un Cargo C130 dell'Air Algerie si schiantò in un campo nei pressi della Besurica . Nell’incidente persero la vita il copilota Mohamed Taieb Bederina, il comandante Abdou Mohamed e il tecnico di bordo Mustafa Kadid. Presso la stele posta a ricordo in via Marzioli, alla Besurica, ha avuto luogo la cerimonia commemorativa alla quale sono intervenuti per un momento di preghiera condivisa, il parroco della Besurica don Franco Capelli e l’imam Mohamed Shemis, prima della messa a suffragio officiata presso la stessa chiesa parrocchiale di San Vittore. Presenti alla cerimonia anche i familiari di Mohamed Taieb Bederina, ricevuti in municipio dal vicesindaco Cacciatore.

Questo il discorso pronunciato da Cacciatore.

Sono trascorsi quattro anni, da quel 13 agosto del 2006 che si imprime, nella storia recente della città, come una pagina di cui ogni frammento è patrimonio condiviso nei ricordi dei piacentini. In questa triste ricorrenza, esprimiamo ai familiari di Mohamed Taied Bederina – cui rinnoviamo il nostro più caloroso benvenuto – così come ai cari di Abdou Mohamed e Mustafa Kadid, il cordoglio profondo di una comunità intera, che partecipa alla loro sofferenza e ne comprende, forte e intensa, la commozione.

Questo è il giorno in cui rendiamo omaggio ai membri dell’equipaggio del Cargo C130 di Air Algerie, che in quella sera d’estate così vivida e presente nei nostri pensieri hanno terminato il loro tragico volo a poca distanza da qui, dove la stele posta in loro memoria testimonia il legame che da allora ci unisce. A questa cerimonia semplice, ma così carica di significato, affidiamo ancora una volta parole di affetto e amicizia nei confronti delle mogli e dei figli di tre uomini che, nello svolgimento del proprio lavoro, hanno perso la vita. Forse contribuendo, con un gesto di incommensurabile generosità umana, a evitare che una strage di proporzioni ancor più vaste si abbattesse sulla nostra città.

Sappiamo bene che non vi è, a confortarci in tal senso, la certezza delle indagini, la cui complessità fa sì che non siano ancora giunte all’esito definitivo. Posso affermare con convinzione, tuttavia, che chiunque abbia provato l’angoscia crescente e lo sgomento di quegli istanti, la paura intrecciata all’incapacità di decifrare quale fosse l’origine di quel fragore, che ci ha fatto correre quasi increduli  e così numerosi sul luogo del disastro, oggi avverta un sentimento di autentica gratitudine. 

E’ la consapevolezza, intrisa di amaro sollievo, nel ripensare a ciò che quell’impatto così violento avrebbe potuto comportare per tanti piacentini, e che oggi ripercorriamo invece, pur nel dolore sincero per le vittime, come una catastrofe solo sfiorata. E’ la riconoscenza per l’impegno infaticabile e la professionalità con cui le forze dell’ordine, i volontari e gli operatori delle associazioni di primo soccorso e della Protezione Civile hanno garantito la sicurezza del nostro territorio, lavorando senza sosta nella speranza – rivelatasi purtroppo vana – di trarre in salvo coloro che erano stati coinvolti in quel drammatico incidente. E’ la solidarietà, infine, nei confronti delle persone che non hanno più avuto la possibilità di riabbracciare i loro cari, e che insieme a noi cercano, nella memoria, il conforto della vicinanza.

Non conoscevamo il co-pilota Mohamed Taied Bederina, né il comandante Abdou Mohamed o il tecnico di bordo Mustafa Kadid, ma di loro sappiamo che erano padri e mariti che amavano la propria famiglia e il loro Paese, aviatori esperti e competenti, lavoratori che come tanti, troppi altri, un giorno non sono tornati a casa. Anche per loro, forse, Piacenza era solo un nome sulla mappa geografica, un puntino sul satellite. Ma è qui che il loro viaggio è terminato, è qui che in questi quattro anni abbiamo deposto omaggi floreali, rispettato un silenzio raccolto e più eloquente di tante parole, stretto le mani di donne e bambini che abbiamo incontrato nella più triste delle circostanze, ascoltato preghiere che trascendono ogni differenza di credo religioso.
Lo facciamo anche oggi, tributando alle vittime della tragedia aerea del Cargo C130 l’omaggio di una città che non dimentica. Grazie.

 

 
Voci correlate:
  • besurica
  • strage aerea
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