Torna a ruggire il vecchio Neil Young nel nuovo album "Fork in the road". Anni disseminati di classici della musica pop rock , ma anche di paurose cadute artistiche e di stile, non hanno fiaccato la verve di Neil che riparte da ritmiche rocciose, chitarre sporche, giri boogie in stile southern rock (ascoltare la grintosa title track che chiude il disco, spesso vicina all'ultimo Bob Dylan più bluesy), rare occhiate all'anima acustica di "Harvest" (che torna però prepotentemente nella commovente "Ligh a candle", uno dei migliori episodi), lunghi brani dalle ritmiche ossessive, su cui il Nostro torna ad occuparsi di tematiche sociali, dall' ecologia alla globalizzazione. Come già ci aveva abituato, l'impressione è che molto materiale sia stato registrato quasi in diretta, mantenendo volutamente l'urgenza, l'immediatezza, la rozza approssimazione della prima versione. Se l'album alla fine ne risente per un eccessivo tono monocorde del suono, ne guadagna per sincerità e freschezza. Ottimo lavoro, Neil.
Antonio "Tony Face" Bacciocchi
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