E’ un buon film “Gomorra” e merita di essere visto, ha avuto coraggio il regista Matteo Garrone ha portare in scena spezzoni di un libro che è costato da parte della camorra la condanna a morte a Roberto Saviano, il suo autore. Ha avuto coraggio il regista a girare per le strade di Scampia, la terra dominata dalla camorra, un film estrapolato da quel libro.
Il film parte un po’ lento e se non si è letto il libro, si fa un po’ fatica a capire che cosa sta succedendo, ma poi con il trascorrere dei minuti la mano del regista si fa più felice. Molto belli quindi gli esterni e lo stile quasi documentaristico. Resta però qualche limite a questo film. Per esempio la scelta di far parlare i protagonisti in stretto dialetto napoletano. Si ha così l’impressione che si raccontino storie lontane, di un altro paese che non è l’Italia. I brani appaiono certo più coloriti, più degni di un film di gangster ma meno pregnanti per il concetto di denuncia sociale che aveva voluto in origine Roberto Saviano con la sua opera.
Naturalmente il film per mancanza di spazio e di tempo non può rappresentare “Gomorra” libro e quindi il regista sceglie alcune storie ricostruite da Saviano che altro non sono che fatti di cronaca riportati dai giornali ed emersi dalle indagini della magistratura. Nel film comunque lo spaccato di una città devastata dai clan della camorra si coglie bene ma nonostante la forza dell’immagine, la pellicola non rende quanto il libro. Il libro è chiaro, offre uno spaccato completo dei traffici dei casalesi e dei traffici della droga. Si racconta di come la droga arriva in Italia, di come viene smerciata di chi la vende di quanto guadagna la manovalanza della malavita e di quanto guadagnano i gradi trafficanti, si racconta della guerra di camorra di qualche anno fa, che vide contrapposti casalesi e scissionisti, dei motivi che la determinarono, dei falsi miti e della miserabile condizione dei giovani che finiscono per essere assorbiti dai clan. Tutto questo nel film si percepisce appena, non è così chiaro come con la parola scritta.
Ciò detto il film resta piacevole e nello stesso tempo riesce anche se solo in parte, nell’intento di denuncia di una situazione devastante rappresentata nel libro.
Pietro Scotti
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