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arte
Successo per la mostra "Baci rubati" della Banca di Piacenza

Vivo successo di critica e di resoconti giornalistici nonché di pubblico sta ottenendo alla Rocca di Gradara (nei pressi di Urbino) la mostra “Baci rubati. Storie d’amore tra arte e letteratura”, che resterà aperta sino al 2 novembre. Nella mostra, Piacenza è ampiamente rappresentata, con opere della Banca di Piacenza e della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Infatti, la mostra di Gradara è una prosecuzione della mostra “Il Bacio” svoltasi al Castello Visconteo di Pavia e dove la nostra città era pure rappresentata dalle opere di cui s’è detto.
Nella pubblicazione-guida della mostra di Gradara, un’intera pagina è dedicata al famoso quadro di Giovanni Carnovali (detto Il Piccio) “Aminta baciato da Silvia”, dipinto nel 1835 e appartenente alla collezione della nostra Banca. Nell’illustrazione del quadro si ricorda che il dipinto fu commissionato al Piccio da parte della famiglia Turina di Cremona, una cui componente, Giuditta Cantù, già moglie di Ferdinando Turina e poi legata sentimentalmente al compositore Vincenzo Bellini, potrebbe essere stata modella per la figura di Dafne o della stessa Silvia. “Ma il dipinto - è ancora detto nella pubblicazione – è evidentemente, e innanzitutto, espressione dell’aggiornamento in senso antiaccademico della cultura figurativa del giovane Piccio e della rivisitazione di modelli che vanno da Correggio a Parmigianino e specialmente a Lotto”.
Nella pubblicazione della mostra è anche riprodotta (sia pure in dimensioni così ridotte da sacrificare la visione generale del quadro) l’opera “Ginevra bacia Lancillotto” di Domenico Morelli (caposcuola – com’è noto – del realismo napoletano) prestata, insieme ad altre, dalla Galleria Ricci oddi.
La Rocca di Gradara è legata alla tragica storia di Paolo e Francesca. E il bacio (il tema, appunto, al quale la mostra è dedicata) rappresenta il bacio più noto della letteratura italiana: il bacio più celebre e più lungo della tradizione lirica nazionale, che da Dante arriva fino al Novecento. Paolo e Francesca si baciano nel quinto canto dell’Inferno in uno dei versi più noti della Commedia: “la bocca mi baciò tutto tremante”. Umberto Saba lo definisce “il più bel verso d’amore che sia stato scritto” e Antonio Baldini “il più formidabile primo piano dell’intero film della Commedia dantesca”, aggiungendo: “Credo che in tutte le letterature non ci sia bacio di più grande effetto. Oggi si direbbe il bacissimo”. Carico di passione, il bacio torna nella Francesca da Rimini scritta da D’Annunzio nel 1901 e nel melodramma che Riccardo Zandonai ne trae nel 1914.
 

 
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